Difesa Donna
Molte volte mi trovo a rispondere a domande su quanto siano efficaci i corsi di difesa personale femminile, o quanto effettivamente sia possibile difedersi per una donna contro uno o più uomini intenzionati a farle del male.
Premetto che molti esperti di arti marziali si sono prestati, ed ancora si adoperano, per sviluppare tecniche di difesa personale femminile di facile apprendimento e applicazione, tecniche che possano essere utili in casi di aggressione alle donne, sono pochi però quelli che si rendono conto che un corpus di tecniche non è sufficiente perchè diventi realmente un metodo simmetrico ed efficace per la “donna media” che si troverà un giorno in condizione di utilizzare questo metodo che , se pur valido, non può essere definito “antiaggressione femminile”, poichè lo stesso termine implica una serie di altri fattori fondamentali.
Le donne devono imparare a combattere e a difendersi con “armi” che sono loro congeniali e innate, la tattica e la strategia, queste sono e devono essere le vere colonne portanti dei corsi di Antiaggressione Femminile e il vero sviluppo di tale sistema devono partire da una “autocosicenza del potenziale femminile” sicuramente diverso da quello maschile, quindi non è solo questione di tecnica ma anche di evoluzione del pensiero steriotipato.
Come praticante di arti marziali dall'età di 10 anni sarei propenso a dire che “ se un uomo alterato, seriamente intenzionato a fare del male ad una donna, l’aggredisce per lei non c’è nessuna speranza di difesa”. Questo è uno stereotipo fortemente insito nella maggior parte degli uomini che ci portiamo dietro da miglia di anni, forse ancora radicato al “Codice Babilonese” sullo stupro delle donne che prevedeva la pena da infliggere al reo ma contemporaneamente anche l’uccisione della vittima dello stupro. Fortunatamente, contemporaneamente alla mia esperienza di praticante e insegnante di karate, ho maturato disparate altre esperienze trasverali sviluppate in situazioni diverse dove comunque la difesa personale, anche quella armata, e l’atteggiamento psicologico rivestono grande importanza come, per esempio, nell’ambito del Law enforcement, dove, in situazioni di stress intenso, ho potuto assistere a capovolgimenti di risultati a vantaggio delle donne che hanno cambiato la mia “visione maschilista” di concetto che la di difesa personale è di solo appannaggio maschile.
L’autodifesa non è solo tecnica, ma è soprattutto tattica e strategia: se parliamo di qualcosa che coinvolge la “tattica e la strategia” possiamo facilmente comprendere come questi due aspetti non appartengono solamente all’universo maschile, anzi, l’intelligenza e la capacità decisionale nella difesa personale possono portare vantaggi, che se adeguatamente sfruttati, rappresentano in primis la migliore e più efficace difesa personale e in secondis, l’unica vera “sorpresa” che può capovolgere l’esito dello scontro.
Personalmente consiglio, a quanti si preoccupano della sicurezza delle donne e ritengono che i corsi di autodifesa femminile siano inutili e ingiustificati, di studiarsi attentamente tutte le casistiche sulla materia e, con loro stupore, rileverebbero che in molti casi dove la donna aggredita è riuscita a scappare, a reagire, a gridare, a telefonare, a dissuadere verbalmente e psicologicamente un attacco, la difesa personale femminile è stata possibile ed efficace in quanto la donna era stata messa in condizione di “sapere come fare” ad usare non solo la tecnica ma anche la tattica e la strategia.
La difesa personale è principalmente “tattica e strategia”, anche in ambito militare operativo quando un’azione non è efficace, la tecnica incide non oltre il 20 % il resto delle lacune è da attribuire semmai alla tattica e alla strategia sbagliata.
Diverse ricerche ci dicono che le donne sono in grado di decifrare molto meglio degli uomini “i segnali della comunicazione non verbale”, esse riconoscono nella postura, nei gesti preliminari e nel tono della voce lo stato intenzionale della persona che si trova di fronte: queste condizioni, se opportunamente sviluppate, potrebbero dare anche un “vantaggio tattico” che si trasformerebbe, per esempio, in una manciata di secondi di vantaggio che potrebbero bastare alla vittima per sottrarsi all’aggressione, a scappare e/o chiedere aiuto.
I corsi di antiaggressione femminile non sono e non devono fermarsi a semplici allenamenti improntati sulla fisicità e sulla tecnica, questi devono essere visti come momenti di confronto, di rievocazione, di conoscenza culturale e di una nuova coscienza di classe utili a cambiare anche la mentalità delle donne ma sopratutto quella di molti insegnanti che intravendono nella difesa personale un buon bussiness ma troppe volte sono loro stessi a non crederci, o in altri casi (ancora più pericolosi del primo)dove alcuni istruttori sono convinti che sapere tirare un calcio o un pugno sia sufficiente alla difesa, questo purtroppo non è quasi mai vero, in molti casi ho potuto verificare che anche avere a disposizione “un’arma letale”, come nel caso delle forze di Polizia o di quanti si occupano di sicurezza armata, non garantisce agli operatori armati di riuscire a difendersi in modo efficace e sopratutto la difesa, sia che si utilizzi la forza fisica o delle armi da fuoco, senza la dovuta tattica diventa inefficace e pericolosa per chi la mette in atto.
Maestro Marco Ceccarini
Come è perché viene scelta la vittima
Per studiare la loro ipotesi, gli psicologi Rebekak Gunn, Lucy Johnston e Stephen Hudson hanno condotto tre esperimenti.
Al primo di questi hanno partecipato 71 donne; a queste é stato chiesto di vestire una tuta che aveva dei cerchi colorati in corrispondenza alle giunture e di camminare per una stanza.
Questo"scorazzare" veniva filmato e poi esaminato da un gruppo misto di persone. Compito di queste ultime era stabilire se la donna ripresa fosse una vittima facile o difficile di uno stupro o di un'aggressione. I risultati hanno messo in luce delle osservazioni decisamente interessanti.
Le potenziali "prede" erano caratterizzate dal fatto di avere un passo piuttosto corto in rapporto alla loro altezza; sollevavano parecchio i piedi, mostravano una ridotta oscillazione delle braccia, camminavano in modo relativamente lento, con poco vigore e avevano una taglia piccola.
Inoltre, nel camminare, tendevano a inclinarsi in avanti, all'indietro o di lato e, in generale, le loro movenze erano più esitanti e impacciate. Le donne che davano l'impressione di essere più coriacee, invece, avevano un passo piuttosto lungo e il loro peso era ben bilanciato nello spazio. Il loro incedere dava l'idea di essere deciso e composto
La camminata era piuttosto regolare e i piedi venivano sollevati appena (dando l'idea di essere "ben piantati"); l'oscillazione delle braccia era ampia. In generale, risultavano sciolte, energiche, avevano un passo spedito e pesavano più della media. Anche il secondo esperimento ha dato risultati analoghi, ma le "vittime predestinate" questa volta erano i maschietti.
La scelta di esaminare anche il sesso forte era legata alla constatazione che ad essere oggetto di certi tipi di aggressioni fisiche sono quasi sempre gli uomini. Sono così stati reclutati 50 volontari, cui è stato chiesto di "passeggiare" nella stessa stanza del primo esperimento. Un gruppo misto di 30 partecipanti doveva invece misurare con una scala di valori da 1 a 10 chi fosse più o meno "vulnerabile" ("1" equivaleva a "Vittima molto facile di un'aggressione"; mentre "10" era il valore attribuito agli individui che più difficilmente sarebbero stati oggetto di "quelle" attenzioni).
In modo analogo a quanto emerso con i partecipanti femminili, gli uomini più "fragili" possedevano dei tratti distintivi: il passo era breve in relazione all'altezza; mostravano una certa fiacchezza e legnosità nel movimento ed apparivano gracili e sottopeso.
Mentre il primo e il secondo studio avevano lo scopo di valutare l'effetto del tipo di movimento in rapporto alla vulnerabilità; nel terzo, i ricercatori hanno voluto esaminare quanto, al riguardo, incidano l'abbigliamento e il tipo di scarpe indossate. Anche in questo caso, i soggetti filmati erano donne.
I loro vestiti erano di tre tipi: la tuta del primo esperimento, dei pantaloni a gamba stretta oppure una gonna a tubo.
Anche quello che calzavano cambiava: in un caso, erano a piedi scalzi; nel secondo, con scarpe basse e nel terzo, con scarpe con il tacco a spillo. Il gruppo degli esaminatori era di 72 persone; metà di sesso maschile; metà femminile.
Come negli altri due esperimenti, é risultato che un passo lento, corto e una certa rigidità (assieme a una limitata oscillazione delle braccia) segnalavano le vittime più facili.
Quanto ai capi di abbigliamento, come prevedibile, la gonna e le scarpe con il tacco rendevano la donna più "aggredibile"; più precisamente, questi due accessori conferivano alla "falcata" un andatura più incerta e frenata; costringevano, inoltre, a sollevare di più i piedi e ad andare più piano.
Studio tratto da : Rebekah E. Gunns, Lucy Johnston, Stephen M. Hudson: Victim selction and kinematics;
a point-liht investigation of vulnerability to attack; Journal of nonverbal Behavior, vol. 26, n. 3, fall 2002
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Questa pagina nasce dal desidero di alcune donne di raccontarsi, di mettere al servizio di tutti la propria esperienza,
di offrire delle letture “illuminanti” a coloro che ne sentissero l’esigenza.
La struttura di questa pagina è suddivisa in tre grandi capitoli dove sono racchiuse informazioni utili e suggerimenti
per ogni donna che:
- desideri trovare delle risposte per come comportarsi nel caso cada vittima di violenza verbale, psicologica o fisica;
- voglia comprendere la realtà quotidiana della “porta accanto” ;
- ami la lettura e voglia approfondire tematiche ove l’essere donna sia il fulcro della questione.
I tre capitoli sono stati suddivisi nel seguente modo:
1) ARTICOLI IMPERSONALI DI GIORNALISTI - SCRITTORI - BLOGGER - TESTIMONIANZE
2) LEGGI E NORMATTIVA IN ITALIA
3) LETTERATURA DI RIFERIMENTO
Tu che stai leggendo questo breve incipit se hai qualche cosa da dire puoi spedirci il tuo racconto (in forma anonima o autografata), puoi segnalarci articoli, manifestazioni pubbliche, o qualsiasi altra attività che possa rendere questa pagina ricca di informazioni. Ti aspettiamo.
Donne del Dojo Eleonora
1) RACCOLTA DI ARTICOLI E RACCONTI VERI
Le donne e mariti violenti
Le vittime di questa relazione vivono in costante clima di paura per sé e per i figli. La prima reazione è quella di
adottare un comportamento passivo per evitare di peggiorare la situazione: mentalmente cercano di eliminare tutte le possibili fonti di litigio.
La scelta di lasciare il partner è molto difficile. Ciò deriva in parte dal lavoro psicologico dell’abusante che distrugge l’autostima della persona che finisce col credere di potercela fare da sola e quindi preferisce restare in una situazione nota sebbene difficile. Finché la donna non prende atto che il comportamento del compagno non è imputabile a se stessa, è difficile svincolarsi da un legame che rasenta la dipendenza.
Se la situazione perdura a lungo, le conseguenze negative di questa situazione si possono avvertire anche dopo la rottura definitiva, con il sopraggiungere di sintomi da stress post-traumatico
Per chi è nella posizione della vittima è difficile accorgersi della violenza subita, perché in certe situazioni si sviluppano meccanismi psicologici per non vedere la realtà, quando questa risulta troppo sgradevole.
Il fatto di accettare di essere vittime di una situazione di maltrattamento psicologico, probabilmente da parte di una persona che si stima, comporta un enorme carico di ansia che non è facile metabolizzare. È difficile accettare che qualcuno che dovrebbe amarti ti usi violenza.
E dal momento che la vittima non ne capisce i motivi, diventa insicura, irritabile, aggressiva e persino violenta. È come il gatto che si morde la coda, perché attribuisce la colpa dell’ansia che prova non al maltrattatore, ma alla propria sensibilità o eccessiva suscettibilità.
E il maltrattatore in questione alimenta questo dubbio scrollandosi di dosso le proprie responsabilità e accusando la vittima di essere pazza, isterica, depressa o paranoica. (….)
Le caratteristiche della relazione violenta
La relazione con il marito violento ha le seguenti caratteristiche:
1) Isolamento: l’abusante diventa l’unica figura di riferimento per la vittima. Inizialmente è lui a privare la compagna della rete sociale, ma può subentrare l’auto-isolamento per timore del giudizio altrui.
2) Imprevedibilità: gli episodi di violenza si susseguono senza regolarità generando nelle donne un senso di impotenza appresa, perché non sono in grado di gestire la situazione ed evitare gli scoppi d’ira del compagno.
3) Accuse: l’abusante accusa la partner di essere responsabile di quanto le accade.
4) Umiliazioni: il partner umilia la vittima creando in lei la convinzione che nessun altro uomo potrà desiderarla.
5) Minacce: le vittime vivono in uno stato di paura anticipatoria di non riuscire a sopravvivere alla successiva aggressione.
Questi maltrattatori negano l’aggressione, condiscono le loro frasi di humor, di ironia, di commenti apparentemente innocenti che vanno dritti ai punti deboli del maltrattato. Se la vittima si lamenta, si sente dire una cosa che l’abbatte ancora di più: “Scherzavo tesoro, non devi prendertela tanto”, frasi che insinuano il sospetto che lei sia un’instabile pronta ad offendersi al minimo pretesto o una sciocca completamente priva di ironia.
L’aggressore nega l’aggressione; il problema, dunque, viene scaricato tutto sulla vittima. La psichiatra definisce questa violenza come “perversa”, una vera e propria distruzione, molto insidiosa perché indiretta. La persona viene fatta a pezzi, in maniera costante e ripetuta, attraverso gesti e parole di disprezzo, umiliazione e discredito
I maltrattamenti invisibili: Violenza Psicologica in Famiglia
La maggior parte delle volte neanche le vittime realizzano di subire unmaltrattamento. Per questo motivo il maltrattatore cerca di fare in modo che chi le circonda cominci a dubitare delle loro impressioni, dei loro ragionamenti e persino della realtà delle loro azioni.
Convincere una persona che la sua percezione della realtà, dei fatti e dei rapporti personali è sbagliata e ingannevole, è assai facile.
Bisogna negare che sia mai successo quello che invece è accaduto e a cui si è presenziato; basta convincerla che, invece, ha detto o fatto qualcosa che non ha né detto né fatto; accusarla di aver dimenticato quanto realmente è accaduto, di inventare problemi per poi soccombere ai sospetti, di interpretare sempre in modo errato, di deformare le parole e le intenzioni, di non avere mai ragione, di immaginare nemici e fantasmi inesistenti.
Per chi è nella posizione della vittima è difficile accorgersi della violenza subita, perché in certe situazioni si sviluppano meccanismi psicologici per non vedere la realtà, quando questa risulta troppo sgradevole.
Il fatto di accettare di essere vittime di una situazione di maltrattamento psicologico, probabilmente da parte di una persona che si stima, comporta un enorme carico di ansia che non è facile metabolizzare.
È difficile accettare che qualcuno che dovrebbe amarti ti usi violenza. E dal momento che la vittima non ne capisce i motivi, diventa insicura, irritabile,aggressiva e persino violenta. È come il gatto che si morde la coda, perché attribuisce la colpa dell’ansia che prova non al maltrattatore, ma alla propria sensibilità o eccessiva suscettibilità.
E il maltrattatore in questione alimenta questo dubbio scrollandosi di dosso le proprie responsabilità e accusando la vittima di essere pazza, isterica, depressa o paranoica. (….)
Questi maltrattatori negano l’aggressione, condiscono le loro frasi di humor, di ironia, di commenti apparentemente innocenti che vanno dritti ai punti deboli del maltrattato.
Se la vittima si lamenta, si sente dire una cosa che l’abbatte ancora di più: “Scherzavo tesoro, non devi prendertela tanto”, frasi che insinuano il sospetto che lei sia un’instabile pronta ad offendersi al minimo pretesto o una sciocca completamente priva di ironia. L’aggressore nega l’aggressione; il problema, dunque, viene scaricato tutto sulla vittima.
La psichiatra definisce questa violenza come “perversa”, una vera e propria distruzione, molto insidiosa perché indiretta. La persona viene fatta a pezzi, in maniera costante e ripetuta, attraverso gesti e parole di disprezzo, umiliazione e discredito,.
L’aggressore scarica sugli altri le proprie frustrazioni, evitando così ogni responsabilità e conflitto interiore. E umilia chi ha vicino.
L’obiettivo, dunque, è l’occultamento della propria incompetenza e debolezza. L’aggressore non perde mai le staffe e non alza mai la voce; parla sempre con lo stesso tono piatto, manifesta una fredda ostilità che è pronto a negare quando si allude ad essa.
La causa del problema non è evidente, l’aggressore si rifiuta di parlare di ciò che non funziona; questo rifiuto paralizza la vittima e le impedisce di trovare una soluzione. Tutto quello che quest’ultima può dire viene sistematicamente deformato per poterla trovare sempre in fallo: viene disprezzata e umiliata.
Lui la prende in giro, ma i modo sottile, così che i possibili testimoni avvertano solo un vago sentore d’ironia. (…)
L’abuso psicologico si realizza attraverso affermazioni terse a svilire, minacce velate, critiche e derisioni indirizzate all’aspetto fisico della vittima, alle sue iniziative e alla sua personalità, accuse e via dicendo, il tutto nascosto sotto atteggiamenti affettuosi volti a disorientare la vittima perché, evidentemente, è difficile diffidare di qualcuno che ti da del grassone per tutto il tempo ma poi sostiene di non poter vivere senza di te e che quando ti prende di mira lo fa solo per scherzare e che sei tu che te la rendi sempre a male.
(…) L’aggressore è solo un essere mediocre, consapevole del proprio grigiore, con un’assoluta mancanza di rigore morale e un disturbo serio dell’identità. E dunque per compensare il senso d’inferiorità, l’insoddisfazione occulta ma profonda, cerca di guadagnare potere sulla vittima.
ESPERIENZA DI VITA
“Tutto questo l’ho vissuto sulla mia pelle. Per mesi ho cercato un confronto con una persona che negava ci fossero problemi e a posteriori ha sostenuto invece di avermeli fatti presenti; una persona che si rifiutava di parlare a quattr’occhi con me, di spiegarmi….e poi sosteneva che ero io quella incapace di un confronto diretto.
Una persona che negava sistematicamente la realtà, che negava fossero state dette parole che avevo sentito con le mie stesse orecchie e che avevano significati inequivocabili, che sosteneva sempre che io capivo male, io mi inventavole cose, io le deformavo…una persona che in mille modi sottili ed impliciti mi dava del pazzo e dell’ isterico….una persona che mi ha distrutto psicologicamente, perchè ero arrivato a un punto che non mi fidavo più del mio giudizio, che per avere conferme di quello che capivo dovevo parlarne con gli altri, perchè non bastava quello che sentivo io, quello di cui io da persona intelligente mi rendevo perfettamente conto…avevo bisogno che qualcuno mi dicesse “hai ragione” per non sentirmi esaurito! e mi ci sentivo lo stesso! una persona che mi ha tolto sicurezze persino sulla mia bellezza, una delle poche cose di cui in vita mia non avevo mai dubitato, per via dei chiletti che avevo messo su e che in mille modi mi faceva notare….sulla mia intelligenza, sui miei valori, sul mio modo di essere non troppo estroversa nè desiderosa di piacere a tutti a ogni costo.
Mi sentivo brutto, stupido, incapace, insicuro….e si rifletteva in tutta la mia vita…mi diceva che ero depressiva e asociale….e io ci credevo….dio mio, io credevo a tutto!! anche perchè alla fine ero diventata davvero così, talmente stavo male!! con un’altra persona senza i miei problemi familiari e psicologici alle spalle probabilmente non ci sarebbe mai riuscito….l’avrebbe mandato al diavolo non appena se ne fosse accorta. Ora mi spiego il mio sentirmi sempre svuotato, mi spiego anche le mie reazioni violente e incontrollabili…quando gli ho graffiato il braccio, quando ho fatto quella scenata con urla allucinanti….io stavo impazzendo, stavo scoppiando, mi sentivo impotente e disperato, avevo perso ogni certezza, ogni stima per me stesso…avevo solo paura, paura e paura….Io ero e sono troppo fragile, con un passato difficile e tanta sofferenza dentro…ma ho capito moltissime cose e sono grata alla vita per questo. Sbagliare serve, serve di brutto!! per crescere, per andare avanti, servono mille volte di più gli errori e le sofferenze che non la perfezione e la serenità. Ora so che devo lavorare su me stesso, capire e accettare quanto valgo come persona…non sarà facile, sono appena all’inizio, ma ce la sto mettendo tutta…!
(anonimo)
LA SPIRALE DELLA VIOLENZA
La violenza domestica comprende varie forme:
violenza fisica, psicologica, economica, sessuale, spesso diversamente combinate e associate tra loro; esiste inoltre una violenza assistita: quella subita dai figli che assistono ai maltrattamenti agiti sulla madre.
II clima di violenza nella coppia si sviluppa nel corso del tempo, in modo graduale attraverso litigi che diventano sempre più frequenti e pericolosi.
Gli episodi violenti si scatenano spesso per motivi banali e sono seguiti dalle scuse e dal pentimento del partner. "Non succederà mai più" è la frase più comune che si sente ripetere dai mariti e partner violenti.
Inizia così la "luna di miele", periodo in cui il rapporto, apparentemente più saldo, riprende come se niente fosse accaduto.La donna che subisce, spesso incapace di ammettere perfino a se stessa la gravità della situazione o la frequenza delle aggressioni, si trova a minimizzare le tensioni e a nascondere all'esterno il proprio disagio, vivendo con senso di colpa e inadeguatezza la violenza a cui è sottoposta.
Solo col tempo ci si rende conto di non poter più controllare il comportamento sempre più aggressivo del partner. I litigi diventano sempre più frequenti e intensi e si innesca il“ciclo della violenza”, meglio conosciuto come “spirale della violenza”.
Gli stereotipi sulla violenza alle donne
- Si crede che la violenza contro le donne sia un fenomeno poco diffuso. Invece è un fenomeno esteso, anche se ancora sommerso e per questo sottostimato. Sono moltissime le donne che hanno alle spalle storie di maltrattamenti ripetuti nel corso della loro vita.
- Si crede che la violenza verso le donne riguardi solo le fasce sociali svantaggiate, emarginate, deprivate.Invece è un fenomeno trasversale che interessa ogni strato sociale, economico e culturale senza differenze di età, religione e razza.
- Si crede che le donne siano più a rischio di violenza da parte di uomini a loro estranei. Invece i luoghi più pericolosi per le donne sono la casa e gli ambienti familiari. Gli aggressori più probabili sono i loro partner, ex partner o altri uomini conosciuti: amici, familiari, colleghi, insegnanti, vicini di casa.
- Si crede che solo alcuni tipi di uomini maltrattino la propria compagna. Invece, come molti studi documentano, non è stato possibile individuare il tipo del maltrattatore: non sono determinanti né razza, né età o condizioni socioeconomiche o culturali. I maltrattatori non rientrano in nessun tipo specifico di personalità o di categoria diagnostica.
- Si crede che la violenza non incida sulla salute delle donne. Invece la violenza di genere è stata definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come un problema di salute pubblica che incide gravemente sul benessere fisico e psicologico delle donne e di tutti coloro che ne sono vittima.
- Si crede che la violenza verso le donne sia causata da una momentanea perdita di controllo. Invece la maggior parte degli episodi di violenza sono premeditati: basta solo pensare al fatto che le donne sono picchiate in parti del corpo in cui le ferite sono meno visibili.
- Si crede che i partner violenti siano persone con problemi psichiatrici o tossicodipendenti. Invece credere che il maltrattamento sia connesso a manifestazioni di patologia mentale ci aiuta a mantenerlo lontano dalla nostra vita, a pensare che sia un problema degli altri. Inoltre la diffusione della violenza degli uomini contro le donne esclude che il fenomeno sia da imputarsi a situazioni eccezionali o di devianza.
- Si crede che gli uomini violenti siano stati a loro volta vittime di violenza nell'infanzia. Invece il fatto di aver subito violenza da bambini non comporta automaticamente diventare violenti in età adulta. Ci sono infatti sia maltrattatori che non hanno mai subito o assistito alla violenza durante l'infanzia, sia vittime di violenza che non ripetono tale modello di comportamento.
- Si crede che alle donne che subiscono violenza "piaccia" essere picchiate, altrimenti se ne andrebbero di casa. Invece paura, dipendenza economica, isolamento, mancanza di alloggio, riprovazione sociale spesso da parte della stessa famiglia di origine, sono alcuni dei numerosi fattori che rendono difficile per le donne interrompere la situazione in cui si trovano.
- Si crede che la donna venga picchiata perché se lo merita. Invece nessun comportamento messo in atto dalle donne giustifica la violenza da loro subita ed inoltre gli episodi di violenza iniziano abitualmente per futili motivi.
- Si crede che i figli abbiano bisogno del padre anche se violento. Invece gli studi a questo riguardo dimostrano che i bambini crescono più sereni con un solo genitore piuttosto che in una famiglia in cui il padre picchia la madre.
Flora a 14 anni subisce violenza sessuale da tre uomini
Da quasi sei anni lavoro come educatore in una Comunità di Recupero e qui ho conosciuto donne vittime di aggressioni, abusi e violenze.
La cosa che più mi ha stupito è come tutte si sentissero in colpa per le violenze subite .
Flora a 14 anni subisce violenza sessuale da tre uomini e oggi, poco più che ventenne, dopo avermi descritto l’accaduto si è definita “stupida” per aver dato a quegli uomini “troppa confidenza”, come se assumere atteggiamenti superficiali potesse legittimare uno stupro.
Da quel giorno Flora prima di ogni rapporto sessuale ha assunto alcol ed eroina per non “sentire” quanto le stava accadendo.
Fauna è una giovane madre che in età infantile ha subito abusi da un familiare e da adulta ha scelto per sé uomini violenti e aggressivi.
Dal suo racconto è emerso come lei si sia sempre considerata “ovviamente destinata” a quegli uomini, tanto da scegliere l’alcol come supporto al dolore e alla paura.
Quasi sicuramente Flora e Fauna sarebbero ricorse a droga e a alcol indipendentemente dalle violenze subite ma sono certa che nel loro racconto autobiografico mai sarebbe emersa la convinzione di essersi meritate quanto invece subito.
Tali riflessioni professionali si sono nel tempo sposate con la conoscenza del Krav Maga, un sistema di difesa personale facile e intuitivo, nato nella prima metà del XX secolo in Israele per esigenze militari che oggi si sta rivelando un efficace strumento di autodifesa per chiunque voglia sentirsi più al sicuro nella vita quotidiana.
Il progetto “Donna Sicura” si fonda sulla consapevolezza che le donne che decidono di conoscere le tecniche di Krav Maga, scoprendo abilità fisiche insapute, acquisiscono maggior sicurezza in se stesse.
Infatti non dobbiamo scordare che un uomo che decide di rivolgersi ad una donna con la violenza parte dal presupposto che la vittima non si ribellerà mai …. E se invece la vittima dovesse mostrare resistenza? Il carnefice rimarrebbe spiazzato e la donna in grado di difendersi avrà così maggiori possibilità di svincolarsi e scappare.Con questo articolo non voglio assolutamente sostenere che le donne che impareranno tecniche di autodifesa saranno immuni da aggressioni e violenze ma è sicuro che diminuiranno il rischio di esserne vittime e ove questo purtroppo non avverrà, sapere di aver ostacolato il proprio carnefice sarà fondamentale per non sentirsi in colpa di quanto subito e ne faciliterà il recupero psicologico.
JESSIKA
Come e perché viene scelta la vittima
Per studiare la loro ipotesi, gli psicologi Rebekak Gunn, Lucy Johnston e Stephen Hudson hanno condotto tre esperimenti.
Al primo di questi hanno partecipato 71 donne; a queste é stato chiesto di vestire una tuta che aveva dei cerchi colorati in corrispondenza alle giunture e di camminare per una stanza.
Questo"scorazzare" veniva filmato e poi esaminato da un gruppo misto di persone. Compito di queste ultime era stabilire se la donna ripresa fosse una vittima facile o difficile di uno stupro o di un'aggressione. I risultati hanno messo in luce delle osservazioni decisamente interessanti.
Le potenziali "prede" erano caratterizzate dal fatto di avere un passo piuttosto corto in rapporto alla loro altezza; sollevavano parecchio i piedi, mostravano una ridotta oscillazione delle braccia, camminavano in modo relativamente lento, con poco vigore e avevano una taglia piccola. Inoltre, nel camminare, tendevano a inclinarsi in avanti, all'indietro o di lato e, in generale, le loro movenze erano più esitanti e impacciate.
Le donne che davano l'impressione di essere più coriacee, invece, avevano un passo piuttosto lungo e il loro peso era ben bilanciato nello spazio. Il loro incedere dava l'idea di essere deciso e composto.
La camminata era piuttosto regolare e i piedi venivano sollevati appena (dando l'idea di essere "ben piantati"); l'oscillazione delle braccia era ampia. In generale, risultavano sciolte, energiche, avevano un passo spedito e pesavano più della media.
Anche il secondo esperimento ha dato risultati analoghi, ma le "vittime predestinate" questa volta erano i maschietti. La scelta di esaminare anche il sesso forte era legata alla constatazione che ad essere oggetto di certi tipi di aggressioni fisiche sono quasi sempre gli uomini. Sono così stati reclutati 50 volontari, cui è stato chiesto di "passeggiare" nella stessa stanza del primo esperimento.
Un gruppo misto di 30 partecipanti doveva invece misurare con una scala di valori da 1 a 10 chi fosse più o meno "vulnerabile" ("1" equivaleva a "Vittima molto facile di un'aggressione"; mentre "10" era il valore attribuito agli individui che più difficilmente sarebbero stati oggetto di "quelle" attenzioni).
In modo analogo a quanto emerso con i partecipanti femminili, gli uomini più "fragili" possedevano dei tratti distintivi: il passo era breve in relazione all'altezza; mostravano una certa fiacchezza e legnosità nel movimento ed apparivano gracili e sottopeso. Mentre il primo e il secondo studio avevano lo scopo di valutare l'effetto del tipo di movimento in rapporto alla vulnerabilità; nel terzo, i ricercatori hanno voluto esaminare quanto, al riguardo, incidano l'abbigliamento e il tipo di scarpe indossate. Anche in questo caso, i soggetti filmati erano donne.
I loro vestiti erano di tre tipi: la tuta del primo esperimento, dei pantaloni a gamba stretta oppure una gonna a tubo.
Anche quello che calzavano cambiava: in un caso, erano a piedi scalzi; nel secondo, con scarpe basse e nel terzo, con scarpe con il tacco a spillo. Il gruppo degli esaminatori era di 72 persone; metà di sesso maschile; metà femminile. Come negli altri due esperimenti, é risultato che un passo lento, corto e una certa rigidità (assieme a una limitata oscillazione delle braccia) segnalavano le vittime più facili.
Quanto ai capi di abbigliamento, come prevedibile, la gonna e le scarpe con il tacco rendevano la donna più "aggredibile"; più precisamente, questi due accessori conferivano alla "falcata" un andatura più incerta e frenata; costringevano, inoltre, a sollevare di più i piedi e ad andare più piano.
I maltrattamenti invisibili: violenza psicologica in famiglia…!!!
Pubblicato il 22 settembre 2009 da Andrea Sturniolo
La maggior parte delle volte neanche le vittime realizzano di subire unmaltrattamento. Per questo motivo il maltrattatore cerca di fare in modo che chi le circonda cominci a dubitare delle loro impressioni, dei loro ragionamenti e persino della realtà delle loro azioni. Convincere una persona che la sua percezione della realtà, dei fatti e dei rapporti personali è sbagliata e ingannevole, è assai facile.
Bisogna negare che sia mai successo quello che invece è accaduto e a cui si è presenziato; basta convincerla che, invece, ha detto o fatto qualcosa che non ha né detto né fatto; accusarla di aver dimenticato quanto realmente è accaduto, di inventare problemi per poi soccombere ai sospetti, di interpretare sempre in modo errato, di deformare le parole e le intenzioni, di non avere mai ragione, di immaginare nemici e fantasmi inesistenti.
Per chi è nella posizione della vittima è difficile accorgersi della violenza subita, perché in certe situazioni si sviluppano meccanismi psicologici per non vedere la realtà, quando questa risulta troppo sgradevole. Il fatto di accettare di essere vittime di una situazione di maltrattamento psicologico, probabilmente da parte di una persona che si stima, comporta un enorme carico di ansia che non è facile metabolizzare.
È difficile accettare che qualcuno che dovrebbe amarti ti usi violenza. E dal momento che la vittima non ne capisce i motivi, diventa insicura, irritabile, aggressiva epersino violenta. È come il gatto che si morde la coda, perché attribuisce la colpa dell’ansia che prova non al maltrattatore, ma alla propria sensibilità o eccessiva suscettibilità.
E il maltrattatore in questione alimenta questo dubbio scrollandosi di dosso le proprie responsabilità e accusando la vittima di essere pazza, isterica, depressa o paranoica. (….)
Questi maltrattatori negano l’aggressione, condiscono le loro frasi di humor, di ironia, di commenti apparentemente innocenti che vanno dritti ai punti deboli del maltrattato.
Se la vittima si lamenta, si sente dire una cosa che l’abbatte ancora di più: “Scherzavo tesoro, non devi prendertela tanto”, frasi che insinuano il sospetto che lei sia un’instabile pronta ad offendersi al minimo pretesto o una sciocca completamente priva di ironia. L’aggressore nega l’aggressione; il problema, dunque, viene scaricato tutto sulla vittima.
La psichiatra definisce questa violenza come “perversa”, una vera e propriadistruzione, molto insidiosa perché indiretta. La persona viene fatta a pezzi, in maniera costante e ripetuta, attraverso gesti e parole di disprezzo, umiliazione e discredito,. L’aggressore scarica sugli altri le proprie frustrazioni, evitando così ogni responsabilità e conflitto interiore. E umilia chi ha vicino. L’obiettivo, dunque, è l’occultamento della propria incompetenza e debolezza. L’aggressore non perde mai le staffe e non alza mai la voce; parla sempre con lo stesso tono piatto, manifesta una fredda ostilità che è pronto a negare quando si allude ad essa.
La causa del problema non è evidente, l’aggressore si rifiuta di parlare di ciò che non funziona; questo rifiuto paralizza la vittima e le impedisce di trovare una soluzione. Tutto quello che quest’ultima può dire viene sistematicamente deformato per poterla trovare sempre in fallo: viene disprezzata e umiliata. Lui la prende in giro, ma i modo sottile, così che i possibili testimoni avvertano solo un vago sentore d’ironia. (…)
L’abuso psicologico si realizza attraverso affermazioni terse a svilire, minacce velate, critiche e derisioni indirizzate all’aspetto fisico della vittima, alle sue iniziative e alla sua personalità, accuse e via dicendo, il tutto nascosto sotto atteggiamenti affettuosi volti a disorientare la vittima perché, evidentemente, è difficile diffidare di qualcuno che ti da del grassone per tutto il tempo ma poi sostiene di non poter vivere senza di te e che quando ti prende di mira lo fa solo per scherzare e che sei tu che te la rendi sempre a male. (…)
L’aggressore è solo un essere mediocre, consapevole del proprio grigiore, con un’assoluta mancanza di rigore morale e un disturbo serio dell’identità. E dunque per compensare il senso d’inferiorità, l’insoddisfazione occulta ma profonda, cerca di guadagnare potere sulla vittima.
VIOLENZA PSICOLOGICA IN FAMIGLIA
Recente giurisprudenza di merito e di legittimità ha aperto il varco alla tutela penale degli abusi psicologici quando essi, sulla base di un rapporto personale continuativo tra autore del reato e vittima, connotato da sistematiche e abituali sopraffazione psicologiche per lo più verificatesi nell’ambito delle mura domestiche, sono tali da rendere abitualmentedolorose le relazioni familiari e da determinare uno stato di avvilimento morale vuoi con atti, vuoi con parole che offendono il decoro e la dignità della persona, nonché con violenze (psicologiche appunto) capaci di produrre sensazioni dolorose pur senza lasciare traccia visibile.
Ci sono parole, azioni,comportamenti, interazioni che nessuna legge punisce (o riesce a punire, almeno fino ad oggi), ma che possono risultare ancor più invalidanti di una ecchimosi o di uno sfregio, perché feriscono, tagliano e segnano in modo indelebile la coscienza. Si tratta di una violenza che riguarda situazioni diverse sia di tipo carenziale-omissivo che di tipo attivamente lesivo, che colpiscono il benessere emotivo e psicologico della vittima.
La provocazione continua, persistente, quasi uno stile di vita, l’offesa, la denigrazione, il disprezzare, l’umiliare, l’ossessionare, la svalutazione, il privare della privacy, la coercizione, il ricatto, il silenzio, la privazione della libertà, ilsubissare di responsabilità, la menzogna, l’assenza di un adeguato supporto economico e il tradimento della fiducia riposta, la noncuranza, la trascuratezza fisica e affettiva, l’esclusione dalle decisioni importanti della famiglia, lamanipolazione dei sensi di colpa, sono solo alcune forme in cui si manifesta la violenza psicologica.
Quando una o più di queste condotte diventano pervasive al punto da caratterizzare e stravolgere le interazioni e da far sorgere disfunzionamenti e/o mutamenti delle condizioni emotive e di vita della vittima, allora si può parlare di vero e proprio“abuso psicologico“. Una tipologia di violenza subdola, spesso perversamente legata ai disturbi del o dei soggetti di quel particolare contesto socio-ambientale, in grado di provocare gravissime sofferenze in chi la patisce, sofferenze molto difficilmente dimostrabili in un’ottica giudiziaria, ma non per questo meno reali, meno autentiche e meno pericolose.
Tali aggressioni, non agiscono direttamente sul piano fisico come uno schiaffo, una spinta, un calcio, ma giorno dopo giorno, creano un clima invivibile ad attuano un processo di distruzione psicologica, dove le parole e gli atteggiamenti possono ferire profondamente come pugni, possono essere usate per umiliare e pian pianodistruggere una persona.
La cosa che più colpisce è che tale fenomeno inizia non appena chiuso l’uscio di casa, laddove “si dice”, ognuno dovrebbe godere di maggiore sicurezza, cioè in famiglia. Violenze subdole consumate nell’intimo delle mura domestiche, che non lasciano segni sul corpo ma che feriscono profondamente l’anima, la personalità e la dignità rendendo la vita impossibile.
ESPERIENZA DI VITA
“Tutto questo l’ho vissuto sulla mia pelle. Per mesi ho cercato un confronto con una persona che negava ci fossero problemi e a posteriori ha sostenuto invece di avermeli fatti presenti; una persona che si rifiutava di parlare a quattr’occhi con me, di spiegarmi….e poi sosteneva che ero io quella incapace di un confronto diretto.
Una persona che negava sistematicamente la realtà, che negava fossero state dette parole che avevo sentito con le mie stesse orecchie e che avevano significati inequivocabili, che sosteneva sempre che io capivo male, io mi inventavole cose, io le deformavo…una persona che in mille modi sottili ed impliciti mi dava del pazzo e dell’ isterico….una persona che mi ha distrutto psicologicamente, perchè ero arrivato a un punto che non mi fidavo più del mio giudizio, che per avere conferme di quello che capivo dovevo parlarne con gli altri, perchè non bastava quello che sentivo io, quello di cui io da persona intelligente mi rendevo perfettamente conto…avevo bisogno che qualcuno mi dicesse “hai ragione” per non sentirmi esaurito! e mi ci sentivo lo stesso! una persona che mi ha tolto sicurezze persino sulla mia bellezza, una delle poche cose di cui in vita mia non avevo mai dubitato, per via dei chiletti che avevo messo su e che in mille modi mi faceva notare….sulla mia intelligenza, sui miei valori, sul mio modo di essere non troppo estroversa nè desiderosa di piacere a tutti a ogni costo.
Mi sentivo brutto, stupido, incapace, insicuro….e si rifletteva in tutta la mia vita…mi diceva che ero depressiva e asociale….e io ci credevo….dio mio, io credevo a tutto!! ancheperchè alla fine ero diventata davvero così, talmente stavo male!! con un’altra persona senza i miei problemi familiari e psicologici alle spalle probabilmente non ci sarebbe mai riuscito….l’avrebbe mandato al diavolo non appena se ne fosse accorta.
Ora mi spiego il mio sentirmi sempre svuotato, mi spiego anche le mie reazioni violente e incontrollabili…quando gli ho graffiato il braccio, quando ho fatto quella scenata con urla allucinanti….io stavo impazzendo, stavo scoppiando, mi sentivo impotente e disperato, avevo perso ogni certezza, ogni stima per me stesso…avevo solo paura, paura e paura….Io ero e sono troppo fragile, con un passato difficile e tanta sofferenza dentro…ma ho capito moltissime cose e sono grata alla vita per questo. Sbagliare serve, serve di brutto!! per crescere, per andare avanti, servono mille volte di più gli errori e le sofferenze che non la perfezione e la serenità.
Ora so che devo lavorare su me stesso, capire e accettare quanto valgo come persona…non sarà facile, sono appena all’inizio, ma ce la sto mettendo tutta…! (anonimo)
Il mito del pregiudizio anti maschile
Critiche, Sessismo
Il sessismo è l'orientamento ideologico o semplice tendenza culturale che porta a discriminare un sesso rispetto all'altro, in genere decretando la superiorità di quello maschile, e a valutare le capacità intrinseche delle persone sulla base dei loro ruoli sessuali.
Tra le critiche che mi è successo di ricevere nel corso di conversazioni e discussioni sul sessismo, vi è quella di essere unilaterale, poichè avrei il torto di difendere le donne, ma non gli uomini, o comunque di non riconoscere che esiste anche un sessismo contro gli uomini. Rispetto a questa critica, sono reo confesso:
è vero, non lo riconosco. E se anche mi capitasse di riconoscerlo, di questo sessismo anti maschile non mi importerebbe nulla, come non mi importa nulla della cosiddetta misandria (odio contro gli uomini), evocata spesso dai misogini per pareggiare il conto con la misoginia.
In natura, possono esistere casi di misandria, che saranno interessanti per psicologi o psichiatri, ma non costituiscono un fenomeno politico e sociale. Non possono essere interessanti da un punto di vista politico.
Sfido a citare un regime femminile in cui gli uomini siano lapidati dalle donne, oppure frustati sulla pubblica piazza, per avere sbagliato abito, oppure costretti a vestirsi dentro una tuta da palombaro. A citare organizzazioni femminili che fanno la tratta dei maschi. Protettrici che li sfruttano e clientesse che godono nel dominarli.
Sfido a citare la condizione di centinaia, forse migliaia di uomini sfigurati dall'acido muriatico, per aver osato dire di no ad una donna. O uccisi a centinaia ogni anno, per lo stesso motivo. Di uomini intrappolati tra le mura domestiche, privi di un reddito e di relazioni sociali, oggetto di violenze fisiche e psicologiche. Uomini costretti a leccare una figa per poter accedere ad un posto di lavoro.
Uomini ridotti a soprammobili televisivi, a mute figure decorative, del protagonismo femminile. Uomini che fanno da harem ad una sultana, in una delle sue tante ville private. Sfido a trovare nel mondo una Ciudad Juárez con tante croci azzurre. A trovare una qualsiasi organizzazione con un tetto di cristallo contro cui sono gli uomini a sbattere la testa. Ad entrare in un’azienda o in un qualsiasi palazzo della pubblica amministrazione e trovare dirigenti tutti donna e gli adetti alle pulizie tutti maschi.
In un mondo fatto così, parlare di misandria, di sessismo contro gli uomini sarebbe qualcosa di diverso da una mistificazione. In questo mondo il sessismo è il maschilismo, è quello dei maschi eterosessuali contro tutti gli altri generi e orientamenti: le donne, i gay, i trans.
Pregiudizi di genere formalmente sfavorevoli ai maschi sono spesso prodotti e alimentati dagli stessi uomini, come il mito secondo cui l'uomo è una bestia, schiavo dei suoi impulsi sessuali. Mito utile ad ampliare la libertà degli uomini e limitare quella delle donne. Infatti, cosa ci si può aspettare da una bestia? La si può veramente condannare? S
ta agli altri, ovvero alle altre, stare attente, non uscire la sera, non uscire da sola, non mettersi la minigonna, non essere troppo assertiva, camminare in punta di piedi, sulle uova, rasente ai muri, essere gentili, dolci e sorridenti, mai essere respingenti, ma senza lanciare segnali di disponibilità, altrimenti la bestia sentendosi umiliata oppure provocata chissà come reagirà.
Il sessismo, come il razzismo, è la funzione di un rapporto gerarchico. E' agito dai superiori contro gli inferiori. Può succedere che gli inferiori, provino a restituirne un po', ma non è la stessa cosa.
Quello che sta al piano di sopra può sbattare la sua tovaglia dal balcone e buttare le briciole in testa a quello che sta al piano di sotto. Ma quello che sta al piano di sotto, non può buttare la sua immondizia in testa a quello che sta al piano di sopra. Anche se fisicamente ci prova, il risultato sarà che gli torna tutto in testa, poiché dona alibi e argomenti al vittimismo dei dominanti.
Il sessismo come il razzismo, mi interessa in quanto produttore di gerarchia e di discriminazione, non come questione formale. Se l’oggetto del pregiudizio non è sottomesso o discriminato, il pregiudizio è innocuo.
Ragion per cui è ben diverso dire che i genovesi sono attaccati al denaro o dire che gli ebrei sono attaccati al denaro. Dare del polentone o dare del terrone; udire le espressioni viso pallido o viso bianco o udire negro.
E’ vero che l’espressione sessismo nella sua formale neutralità può finire per essere usata in modo ambiguo, cioè per dar adito all’idea che entrambi i sessi possano esserne egualmente vittima.
Cito a proposito le riflessioni di un collettivo femminista di francese (Stop masculinisme), un collettivo formato da uomini, che spiega come anche con l'uso ambivalente del termine sessismo abbiano voluto giustificarsi i primi gruppi mascolinisti.
(...) Se la nozione di sessismo esprime una delle conseguenze del patriarcato, essa non permette necessariamente di pensare all'esistenza di questo sistema, di risalire alle radici dell'oppressione.
A causa del rischio che comporta di concepire come simmetrici i rapporti sociali fra i sessi, la concezione antisessista è molto meno esigente nei confronti degli uomini: essa non li individua esplicitamente come beneficiari di un sistema di sfruttamento economico e sessuale. Gli uomini sono considerati, in base all'antisessismo, come potenzialmente vittime di una costrizione di genere.
La parola "sessismo" individua originariamente come vittime il gruppo delle donne. Tuttavia, è intesa da alcuni uomini come discriminazione nei confronti delle persone in base alla loro appartenenza a un gruppo sessuale, qualunque esso sia. Secondo questa concezione, anche un uomo potrebbe essere vittima di sessismo. Per esempio, in quanto escluso dalle donne da un luogo in quanto uomo.
E' soltanto obliando l'esistenza del sistema patriarcale, che è possibile rendere le cose simmetriche. Allo stesso modo, parlare di razzismo anti-bianchi è un non senso che non prende in considerazione il fatto che certi subiscono le conseguenze del sistema coloniale e altri ne ricavano, al contrario, dei privilegi. La nozione di sessismo, così come quella di razzismo, hanno un senso solo se le si riferisce ai sistemi di dominio che le producono. Così, un atto che, a prima vista, può sembrare identico (il «rifiuto dell'altro») acquisterà un senso diverso a seconda del contesto e dell'appartenenza sociale di colui o di colei che lo realizza.
Amare un manipolatore: ovvero dalle stelle all'inferno
8 maggio 2013
Innamorarsi di un manipolatore può essere all'inizio un'esperienza travolgente, appassionante, che ti fa sentire vicina al conquistarti un posto in prima fila nell'Empireo. Quasi senza avvedertene ti trovi però a precipitare in un gorgo scuro di segreti e bugie, progressivamente sempre più scomoda e confusa...
E' un amore tossico e come tale avvelena la vita. Chi è costui? E' possibile tracciarne un profilo? Questo articolo tenterà di rispondere a questi due quesiti.
Il narcisista-manipolatore (userò indistintamente l'uno o l'altro dei termini) tende a lanciare una sfida irresistibile: la sfida dei paradossi.
Ci seduce offrendo il meglio di sè e nel contempo, per quanto inizialmente "a spizzichi e bocconi", un assaggio del suo peggio (le parti più fragili di sè) di cui "umilmente" sembra dispiacersi.
Ci mette alla prova. Ci affascina con le sue doti intellettuali e di affabulatore, con momenti imprevedibili di romanticismo e di outing sapientemente alternati a momenti in cui emerge purtuttavia lo scarso equilibrio, con eventuali attacchi di collera (rivolti però all'esterno della coppia in modo che appaiano giustificabili se non giustificati) in cui confesserà tutta la sua dipendenza, il disperato bisogno di comprensione e di accoglienza, istigando la nostra commiserazione e il maternage.
Un tale tipo di uomo solleciterà l'istinto di cura materna soprattutto in quel tipo di donna troppo disponibile e indulgente che, sotto sotto, ha poca stima di sè ed è avvezza a controllare il caos (di una famiglia originaria disturbata ove abbiano regnato disfunzioni) nella convinzione illusoria che il costante sacrificio nell'attesa (della "riparazione" dell'oggetto d'amore) verrà alfine premiato: il risarcimento sarà l'Amore.
Il premio sarà riuscire ad essere amate...amando (meglio se soccorrevolmente ed a qualunque costo). Ma amando troppo e troppo pervicacemente, ad onta della realtà di un uomo che sente il bisogno di dominare la propria partner costringendola in un rapporto di sudditanza sempre più stretto, pressante e manipolatorio, la donna finirà con l'essere vittima sempre più accerchiata, vessata e isolata fino allo sfinimento o ...alla fuga. Il comportamento di un siffatto uomo è, a ben guardare, un comportamento perverso , fondato sull'inazione e sulla rinuncia, per cui tutto ciò che succede deve succedere per la promozione e per responsabilità dell'Altro. Incapace di autocritica. Non si vede.
Come Narciso, allo sguardo dell'Altro come superficie specchiante in grado di rimandargli un'immagine di sè eventualmente riveduta e corretta, preferisce la superficie ferma dello stagno che ne rifletta un doppio fedele ai propri stereotipi.
Difende strenuamente il proprio Io (l'imago di come pretenderebbe di esser visto nel folle tentativo di ricavarne la percezione di sè come di un essere perfetto: io-dio) utilizzando massivamente meccanismi di difesa quali la proiezione e la negazione, grazie ai quali interpreta e mistifica la realtà trasformandola in maniera capziosa e funzionale alle sue deliranti esigenze. Egli è abile come nessun altro nel respingere "fuori di sè" ogni critica. E' insuperabile nell'arte del camuffamento, della mimesi, del "tirarsi fuori"o nell'agire-a-coté. E' maestro nel "ribaltare la frittata".
Per sè trova sempre mille giustificazioni e sa venderle come plausibili. Ribalta i ruoli, capovolge le situazioni con sconcertante maestrìa; ti spiazza e poi ha buon gioco nel farti sentire inadeguata, in difetto e colpevole. Il manipolatore è un fulgido esempio di millantatore egocentrico.
Mantiene la sua posizione di leadership spendendo la propria supposta onnipotenza nell'esercizio della seduzione senza scrupoli.
Non dice mai di no, a parole non si tira mai indietro, fingendosi generoso. Ma generoso non è chi chi si finge altruista accogliendo qualunque richiesta e offrendosi di intervenire persino a posteriori ("se lo avessi chiesto a me ..."); altruista è chi si dà pena operativamente per mantenere la promessa data. Pressappochista, disordinato, ha scarso senso del tempo ("ci penserò domani", e intanto ..tempus fugit) e della concretezza; promette senza verificare se potrà tenere fede alle profferte, anche grandiose, con le quali si è sbilanciato.
E' un abile ragno, paziente e geometricamente accorto nel tessere la sua sottile, invisibile, ineludibile, micidiale tela. Procede in maniera lenta e graduale, invischiando la sua preda giorno dopo giorno ma inesorabilmente finchè questa, confusa-spersonalizzata-paralizzata, finisce nella più totale sudditanza psicologica. Il borderline (anche questo è un sinonimo, per quanto più tecnico, come potrebbero esserlo carattere schizoide, personalità dissociata paranoide, ecc.) soffre di "disfunzione cognitiva", vale a dire che percepisce e interpreta la realtà in modo alterato, difforme a come questa si presenta.
A suo uso e consumo (tende ad accentrare tutto intorno al suo ego) la riscrive, senza avvedersi delle deformazioni e distorsioni effettuate. I propri "difetti", insopportabili da ascrivere a se stesso (dato il bisogno supercompensatorio di sentirsi pressocchè infallibile e onnipotente), vengono proiettati sull'Altro che, ad onta di ciò che fa o dice anche con la migliore benevolenza, diventa così il nemico.
Non è mai colpevole, mai responsabile, il colpevole è sempre l'Altro. Può capitare di intercettare qualche "segnale"di disturbo della personalità pregresso. Se per es. vi sia stato confidato che il vostro lui (unico figlio maschio, residente lontano dalla Lombardia) all'età di 5 anni, di fronte alla madre intenta a sgridarlo, si fosse scagionato con le braccina alzate in segno di resa dichiarando: "non sono stato io, è stato il mio fratello di Milano!", beh...tenetene conto. Se poi veniste a sapere che il suddetto escamotage veniva da lui utilizzato reiteratamente, e con successo, per evitare di ammettere la propria responsabilità in ciò di cui veniva accusato, fareste bene ad allarmarvi.
-Formidabile adulatore, è attratto dalla vulnerabilità della partner Ha buon gioco perchè non conosce limiti all'esagerazione e alla mitomania (se vi affiderete a lui, tutto sarà possibile; lui è il vostro Principe Azzurro e, se accetterete di essere la sua Regina, lui vi salverà. Ma dovrete guardare a lui con il massimo della vostra attenzione ammirata, avendo cura di farlo sentire sempre "al centro"). Siete sicure di voler stare a questo gioco, ma soprattutto di poter stare a questo gioco? E ancora, pensate che il gioco valga la candela ?!
-Vi sembrerà romantico e capace di un cuore tenero perchè è facile a commuoversi in superficie, ma non in profondità. Potrete riconoscergli una particolare attitudine a mutare in fretta i suoi stati d'animo (dal pianto alla repentina consolazione e viceversa), ma si rivelerà refrattario a riconoscere la vostra sofferenza.
Tenete presente che pretenderà di mantenere in ogni caso il primato anche nella malattia e nella sofferenza. Vi capiterà con l'andar del tempo di riconoscergli uno sguardo freddo e raggelante, privo di emozioni.
otrebbe essere il preludio ad una esplosione di rabbia funesta e pericolosa. In quei frangenti vi accorgerete dell'assoluta e inusitata arbitrarietà delle parole, vittime innocenti ed impotenti della sua capacità di manometterle nel loro significato. Lui sarà capace di stravolgerle all'insegna del sembiante. Le vostre parole non significheranno più ciò che intendevate. -E' egocentrico e vile.
E' sempre in competizione e "pretende di star sopra come l'olio" In fase di innamoramento la vostra ammirazione sarà così grande che farete fatica ad accorgervene. Interrogatevi se potrete notare che, soprattutto in presenza di terzi, tenderà ad accentrare le attenzioni. Nelle discussioni tenderà a non lasciarvi voce e finirà col monopolizzare il discorso su temi scelti da lui. L'altrui opinione, e segnatamente la vostra, conteranno poco o nulla.
Poichè tende a plagiare, non accetterà opinioni diverse dalla propria. Non ascolta, parla. Più che parlare pontifica, spesso, vigliaccamente, su temi in cui solo lui è competente. Nella fase del dopo-conquista, vi avrà talmente soggiogata che si permetterà di mancarvi di rispetto sempre più fino ad essere brutale e sarcastico (non ironico!) e a spiazzarvi con affermazioni bugiarde e distorcenti che avranno l'intento di farvi apparire visionaria, bugiarda e mitomane o semplicemente esagerata, teatralmente imprecisa e comunque poco aderente alla realtà dei fatti. Si fa beffe delle vostre opinioni e del vostro stato d'animo, di fatto vi umilia o vi denigra.
Al massimo, in fase di conquista, poichè si fa bello nel potervi esibire, vi lascerà spazio solo se vi comporterete in qualche modo come un' eco rafforzativa delle sue affermazioni (ricordate Eco, la ninfa che si innamorò di Narciso nel celebre mito?).
Se oserete obiettare vi pianterà il muso e vi umilierà con la diffamazione o con una sequela di improperi. La sua è infermità emozionale.
-Tutto deve partire da lui stesso, anche il desiderio del sesso Non rispettare i vostri tempi e il vostro desiderio è un segnale premonitore che allude ad una mancanza di rispetto di fondo, suscettibile di degenerare in una permanente querelle (non mi ami abbastanza, mi tradisci, sei frigida, hai dei problemi, ecc..) fino alla violenza.
-Rifiuta ostinatamente la responsabilità e, ancorpiù, la colpa. Tende alla deresponsabilizzazione, perciò non sceglie mai e manda avanti voi affinchè siate voi ad esporvi e qualunque cosa in seguito abbiate scelto, corrisponderà ad una scelta che lui avrebbe operato diversamente e, potete giurarci, assai meglio. Nel quotidiano, se qualcosa gli va storto, osserverete che con i più insostenibili bizantinismi, addosserà la colpa sempre e comunque a voi che vi troverete ad incarnare sempre più spesso il ruolo di capro espiatorio, di pungingball della famiglia.
-Ha un atteggiamento negativo verso le donne. Di fondo è un misogino, ma farà di tutto per camuffare il suo atteggiamento negativo verso le donne, per esempio vantandosi scherzosamente (state accorte se fosse un leit-motive ossessivo) di essere il Presidente Onorario dell'Associazione Maschilista Internazionalista Enrico VIII. Indulge con dovizia nell'utilizzo di stereotipi maschili sulle donne con la stessa facilità con cui, alternativamente, vi farà credere tutta la sua ammirazione e il suo rispetto per il genere femminile o, meglio, per Voi in quanto migliori di tutte le precedenti donne della sua vita. Il suo metodo è la lusinga, ma cade nella contraddizione (predica bene e razzola male) e nell'incoerenza (dice una cosa e ne fa un'altra).
-E' pervaso dalla fretta di reificare la sua vittima. Vi tramuta il più rapidamente possibile in un suo possesso una "cosa "sua . All'inizio non si scopre, l'incantamento deve essere massimo; quando tuttavia si sente sicuro di aver fatto di voi una "cosa sua", al chiuso delle mura domestiche dismettendo ogni prudenza e consentendosi di gettare l'inutile maschera, se in collera, usa il ricatto dell'intimidazione fino alla violenza psicologica e verbale prima che fisica. Prima o poi il suo volto demoniaco vi si profilerà davanti in tutta la sua paralizzante incombenza.
Caduta la maschera della faccia pulita, quando il suo corpo si facesse rigido, con un sorriso rigido stereotipato e sardonico, lo sguardo torbido e accigliato, aspettatevi uno scoppio d'ira, perciò non provocatelo, non parlategli (gli sembrerà comunque che vogliate entrare in polemica). In quel frangente è asservito ad un tirannico padrone interiore che lo priva della facoltà di intendere e di volere, può perdere l'autocontrollo, ha il diavolo in corpo. (Diavolo-da diaballein- è dividere ma anche calunniare e diabolos è colui che separa l'uomo da Dio inteso come infinita bontà e Amore).
-Quando siete in compagnia , il suo comportamento con voi è pressocchè ineccepibile. In presenza di altre persone vi usa il massimo del rispetto, casomai apparirebbe lui come vittima, nel caso voi osaste fare la risentita o cercare comprensione e alleanza nei presenti, riservando i propri comportamenti violenti a quando sarete soli e non ci saranno testimoni.
- Tende a controllarvi e a controllare tutto. E' lui il leader anche nella coppia.
All'inizio della relazione vi stupirà con effetti speciali.
Vi circuirà con piccole attenzioni utili e piacevoli (aprivi lo sportello dell'automobile dalla parte del passeggero), si rivelerà provvidenziale e comodo nel volersi far carico di tutto, anche degli aspetti finanziari. Attenzione: è il suo bisogno di controllare tutto per esautorarvi progressivamente di ogni autonomia.
Vi darà suggerimenti di finanza, ma è difficile che vi conceda di accendere un conto corrente comune, a meno che non abbia in mente per esempio di attingervi più abbondantemente di quanto facciate voi riservandosi nel contempo un suo proprio c/c al quale voi tuttavia non avrete mai in alcun modo accesso. Vorrà suggerirvi come abbigliarvi, come muovervi, chi frequentare (potreste ben presto trovarvi costrette a mollare le vostre amicizie a favore di quelle di lui, metterà zizzania tra voi e i vostri parenti insinuando osservazioni negative...), potrebbe incoraggiarvi ad appoggiarvi a lui economicamente spingendovi a licenziarvi. Man mano arriverà a plagiarvi senza che nemmeno ve ne accorgiate.
Potrebbe sembrarvi un sollievo poter delegare a lui e scoprirlo tanto efficiente.
-E' possessivo, intrusivo e geloso: vi controlla. Telefona spesso, per motivi insignificanti.
Vi fa credere di aver bisogno di tenersi costantemente in contatto chè vi pensa di continuo, ecc. In verità vi tiene sotto controllo (dove siete, con chi, che cosa state facendo...). Insisterà perchè trascorriate quanto più tempo vi è possibile vicino a lui. Con tutta probabilità, appena conosciuti, vi avrà chiesto tutto della vostra vita sessuale e affettiva passata.
Con l'andare del tempo vi farà sentire il suo fiato sul collo, esigendo il sacrificio di ogni vostro spazio di libero movimento e di ogni vostro ritaglio di tempo, per consolidare il suo compulsivo bisogno di controllo. (Potrebbe financo risentirsi, e non poco, se vi vedesse intente a ricamare, a lavorare a maglia o all'uncinetto in un tempo sperperato ed inutile come tutto il tempo che non gli sia personalmente dedicato quando lui vi sia vicino).
Poichè manca di fiducia in se stesso e si sente scarsamente competitivo con gli altri maschi, vi pretende tutta per sè, e sta bene attento che non vi mettiate nella condizione di brillare di luce propria. Potrete brillare solo quando vi metteste in luce come un suo trofeo. Vi esibisce volentieri nella vostra qualità di amanti, protette e cheerleader del maschio-alfa, ma riserva per sè solo certi ambienti, situazioni e frequentazioni; in quei casi il vostro ruolo è quello di Cenerentola, accanto alla cenere del camino, e vi esclude. Rischierete di trascorrere troppo tempo "en attendent Godot".
-E' cangiante come uno Zelig. Soprattutto all'esterno, si cela sotto la maschera di volta in volta scelta come la più opportuna. (Per es.di fronte a un prelato si dichiarerebbe credente, osservante e praticante anche nel caso si fosse precedentemente presentato a voi come ateo e mangiapreti...).
-La sua generosità vi mette a disagio perchè vi fa sentire in debito. Vi offre regali che non corrispondono ai vostri desiderata e vi rende dei servigi senza chiedervi il parere in maniera tale che finiate col sentirvi in debito nei suoi confronti.(per es. potrebbe farvi la sorpresa di aver sostituito la vostra fedelissima adorata automobile con un'altra di tutt'altro genere confacente alle sue esigenze - più adatta per esempio ad essere usata da lui quando lui avesse bisogno di sostituire la propria ferma in riparazione e, statene tranquille, in quell'occasione trascurerà di valutare che a voi serve, la pretenderà e basta nel mentre voi rimarrete a piedi). -Non applica a se stesso lo stesso metro che adopera per gli altri.
Quod licet Iovi non licet bovi. Quel che è lecito a lui stesso, non è lecito agli altri, meno che mai a voi: non preavvisarvi mai della sua assenza ai pasti, dei suoi rientri dal lavoro (potrà arrivare a casa con ore e con l'andar del tempo anche con giorni di ritardo, avrà sempre delle "buone" giustificazioni). Ma provate ad essere voi quella scorretta, provate ad essere voi in ritardo! Lo potreste vedere trasfigurarsi andando su tutte le furie.
Le sue necessità sono sempre insindacabili, le vostre, quantunque davvero rare e occasionali, saranno sempre capziose e inaccettabili. Troppo elastico con se stesso, per niente elastico con l'Altro. Osservatelo, per esempio, alla guida: lo vedrete massimamente collerico, intollerante ed ipercritico nei confronti di una condotta di guida altrui meno che perfetta, nel mentre a lui è concesso ogni sgarro, anche il più imperdonabile e plateale. Per sè ha sempre una ottima giustificazione anche quando abbia trasgredito i più ovvi dettami del Codice della Strada, del Codice Civile e financo di quello Penale. -Spesso fa uso smodato del rischio (perchè trascura di considerarlo)
Fa uso smodato di alcol, di droga o dell'azzardo. Il suo Io ipertrofico lo fa sentire esente dalle conseguenze anche le più oggettivamente e probabilmente catastrofiche. Si sente pressocchè immune dalle conseguenze di una sua condotta trasgressiva che anzi lo solletica e che tende a praticare con finta innocenza nel più totale spregio dei diritti altrui. Tanto a lui è concesso tutto.
Alla fine il vostro spaesamento sarà infinitamente grande. Quando avrete perso l'orientamento perchè niente sarà come sembra, verrà il momento che lui avrà la percezione di poter essere abbandonato, avrà paura di perdervi. A quel punto sarà animato da una pulsione più che mai distruttiva: muoia Sansone con tutti i filistei! Se avrete una figlia sarà con lei più che mai seduttivo, cercherà di conquistarla alienandovela. E' conquista per il possesso. E' possesso travestito da amore. A quel punto, quando gli sarà riuscito di spoliarvi della vostra lucidità, della vostra autonomia, delle vostre risorse e dei vostri mezzi (perchè no, anche economici) tenterà con tutti i mezzi di distruggervi.
Non lasciatevi intrappolare. La sua strategia consiste nell'operare abilmente, al fine di indurvi ad alzare progressivamente il vostro personale livello di resistenza al dolore. Non immolatevi fino al martirio, mettere lo stop spetta a voi. Amare, a-mors (alfa-privativo + morte), è possibile paradossalmente a patto di non temere l'abbandono quale sinonimo di morte, nè la sua rappresentazione metaforica denominata non per caso petit-mort (la "piccola-morte"orgasmica).
E' per questo che riuscire a farsi amare da chi sia impossibilitato ad abbandonarsi all'altro temendo di perdersi, risulta impossibile. L'amore è d'altronde, per definizione: biunivoco, sincrono e simmetrico. Non può essere sbilanciato e non può fondarsi su un rapporto di sudditanza e relativa dominanza! Un'ebrea, sopravvissuta alla persecuzione nazista e al campo di sterminio, intervistata qualche tempo fa, con una simpatica e coraggiosa autoironia, ricordò una filastrocca della sua infanzia : "Hai paura dell'Uomo Nero? Che follia, se arriva filo via!"
(Pubblicato da Licia Crosato - Psicologa Psicoterapeuta)
2) LEGGI E NORMATIVA IN ITALIA
VIOLENZA PSICOLOGICA IN FAMIGLIA
Recente giurisprudenza di merito e di legittimità ha aperto il varco alla tutela penale degli abusi psicologici quando essi, sulla base di un rapporto personale continuativo tra autore del reato e vittima, connotato da sistematiche e abituali sopraffazione psicologiche per lo più verificatesi nell’ambito delle mura domestiche, sono tali da rendere abitualmentedolorose le relazioni familiari e da determinare uno stato di avvilimento morale vuoi con atti, vuoi con parole che offendono il decoro e la dignità della persona, nonché con violenze (psicologiche appunto) capaci di produrre sensazioni dolorose pur senza lasciare traccia visibile.
Ci sono parole, azioni,comportamenti, interazioni che nessuna legge punisce (o riesce a punire, almeno fino ad oggi), ma che possono risultare ancor più invalidanti di una ecchimosi o di uno sfregio, perché feriscono, tagliano e segnano in modo indelebile la coscienza. Si tratta di una violenza che riguarda situazioni diverse sia di tipo carenziale-omissivo che di tipo attivamente lesivo, che colpiscono il benessere emotivo e psicologico della vittima.
La provocazione continua, persistente, quasi uno stile di vita, l’offesa, ladenigrazione, il disprezzare, l’umiliare, l’ossessionare, la svalutazione, il privare della privacy, la coercizione, il ricatto, il silenzio, la privazione della libertà, ilsubissare di responsabilità, la menzogna, l’assenza di un adeguato supporto economico e il tradimento della fiducia riposta, la noncuranza, la trascuratezza fisica e affettiva, l’esclusione dalle decisioni importanti della famiglia, lamanipolazione dei sensi di colpa, sono solo alcune forme in cui si manifesta la violenza psicologica.
Quando una o più di queste condotte diventano pervasive al punto da caratterizzare e stravolgere le interazioni e da far sorgere disfunzionamenti e/o mutamenti delle condizioni emotive e di vita della vittima, allora si può parlare di vero e proprio “abuso psicologico“.
Una tipologia di violenza subdola, spesso perversamente legata ai disturbi del o dei soggetti di quel particolare contesto socio-ambientale, in grado di provocare gravissime sofferenze in chi la patisce, sofferenze molto difficilmente dimostrabili in un’ottica giudiziaria, ma non per questo meno reali, meno autentiche e meno pericolose.
Tali aggressioni, non agiscono direttamente sul piano fisico come uno schiaffo, una spinta, un calcio, ma giorno dopo giorno, creano un clima invivibile ad attuano un processo di distruzione psicologica, dove le parole e gli atteggiamenti possono ferire profondamente come pugni, possono essere usate per umiliare e pian pianodistruggere una persona.
La cosa che più colpisce è che tale fenomeno inizia non appena chiuso l’uscio di casa, laddove “si dice”, ognuno dovrebbe godere di maggiore sicurezza, cioè in famiglia. Violenze subdole consumate nell’intimo delle mura domestiche, che non lasciano segni sul corpo ma che feriscono profondamente l’anima, la personalità e la dignità rendendo la vita impossibile.
SE NON SI VUOLE QUERELARE
Puo capitare che la vittima di stalking non voglia procedere subito con un azione giudiziaria nei confronti del persecutore, a questo proposito si può ricorrere al Decreto sotto evidenziato:
Decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11
Art. 8.
AMMONIMENTO
1. Fino a quando non è proposta querela per il reato di cui all’articolo 612 -bis del codice penale, introdotto dall’articolo 7, la persona offesa può esporre i fatti all’autorità di pubblica sicurezza avanzando richiesta al questore di ammonimento nei confronti dell’autore della condotta.
La richiesta è trasmessa senza ritardo al questore.
2. Il questore, assunte se necessario informazioni dagli organi investigativi e sentite le persone informate dei fatti, ove ritenga fondata l’istanza, ammonisce oralmente il soggetto nei cui confronti è stato richiesto il provvedimento, invitandolo a tenere una condotta conforme alla legge e redigendo processo verbale. Copia del processo verbale è rilasciata al richiedente l’ammonimento e al soggetto ammonito. Il questore valuta l’eventuale adozione di provvedimenti in materia di armi e munizioni.
3. La pena per il delitto di cui all’articolo 612 -bis del codice penale è aumentata se il fatto è commesso da soggetto già ammonito ai sensi del presente articolo.
4. Si procede d’uffi cio per il delitto previsto dall’articolo 612 -bis del codice penale quando il fatto è commesso da soggetto ammonito ai sensi del presente articolo.
LEGGI CHE TUTELANO LE DONNE
- Norme contro la violenza sessuale
Legge 15 febbraio 1996, n. 66. La violenza sessuale è qualificata come delitto contro la libertà personale. La legge attuale riconosce una maggior gravità alla violenza sessuale rispetto alla precedente normativa che la collocava fra i “delitti contro la moralità pubblica ed il buon costume”.
- Misure contro la violenza nelle relazioni familiari
Legge 4 aprile 2001 n. 154. Si può denunciare una violenza fino a tre mesi dal suo accadimento. E’ sufficiente presentarsi presso la Questura o presso la sede dei Carabinieri o della Polizia più vicini, con il certificato medico che attesta l’avvenuta violenza. E’ possibile allontanare da casa il coniuge o altro convivente. Se la sua condotta è giudicata pericolosa per l’integrità fisica o morale o per la libertà dell’altro coniuge o convivente o dei suoi prossimi congiunti, su ordine cautelare del Giudice possono essere applicate misure di protezione sociale.
- Assegnazione gratuita di un avvocato
Patrocinio a spese dello stato per le cause civili, D.P.R. 30 Maggio 2002 N. 115. L'ammissione al gratuito patrocinio ha luogo nei giudizi civili quando lo stato di indigenza dell'interessata/o non consenta di far fronte alle spese legali di un eventuale giudizio; (es: ricorso per separazione consensuale o giudiziale, divorzio congiunto o giudiziale, richiesta di revisione delle condizioni precedentemente stabilite, ecc.).
- Violazione degli obblighi di assistenza familiare
ART. 570 CODICE PENALE. Questa norma punisce "chiunque, abbandonando il domicilio domestico o comunque serbando una condotta contraria all'ordine o alla morale delle famiglie, si sottrae agli obblighi di assistenza inerenti alla potestà dei genitori o alla qualità di coniuge".
- Norma contro il maltrattamento in famiglia o verso i fanciulli
ART. 572 CODICE PENALE. Questa norma punisce "chiunque maltratta una persona della famiglia, o un minore degli anni quattordici, o una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l'esercizio di una professione o di un'arte". Il reato si configura quando vi sia una continuità di condotte (in un lungo periodo molteplici atti di vessazione, umiliazione, aggressione fisica ecc..) che causano sofferenze fisiche e morali ad uno o più componenti della famiglia.
- Legge contro la violenza sessuale
Con la legge n. 66 del 15 febbraio 1996 è stata approvata la riforma dei reati in materia di violenza sessuale; la prima significativa innovazione riguarda l'inserimento dei predetti reati tra i delitti contro la persona, ed in particolare contro la sua libertà e non più tra quelli contro la morale pubblica e il buon costume. L'art. 609 bis del codice penale definisce la "violenza sessuale" e punisce "chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali",o "chi induce taluno (a fare ciò)o abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto;o traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona".
- Violenza sessuale contro i minori
L'art. 609 quater c.p. come modificato dalla legge n. 38 del 2006 definisce la fattispecie degli "atti sessuali con minorenne" e punisce “chiunque senza uso di violenza o minaccia ecc.. compie atti sessuali con persona che, al momento del fatto:non ha compiuto gli anni 14;non ha compiuto gli anni 16, quando il colpevole sia l'ascendente, il genitore anche adottivo, o il di lui convivente, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato, o che abbia, con quest'ultimo, una relazione di convivenza”.
IL CODICE DI PROCEDURA PENALE
Art. 282-bis.
Allontanamento dalla casa familiare.
1. Con il provvedimento che dispone l'allontanamento il giudice prescrive all'imputato di lasciare immediatamente la casa familiare, ovvero di non farvi rientro, e di non accedervi senza l'autorizzazione del giudice che procede. L'eventuale autorizzazione può prescrivere determinate modalità di visita.
2. Il giudice, qualora sussistano esigenze di tutela dell'incolumità della persona offesa o dei suoi prossimi congiunti, può inoltre prescrivere all'imputato di non avvicinarsi a luoghi determinati abitualmente frequentati dalla persona offesa, in particolare il luogo di lavoro, il domicilio della famiglia di origine o dei prossimi congiunti, salvo che la frequentazione sia necessaria per motivi di lavoro. In tale ultimo caso il giudice prescrive le relative modalità e può imporre limitazioni.
3. Il giudice, su richiesta del pubblico ministero, può altresì ingiungere il pagamento periodico di un assegno a favore delle persone conviventi che, per effetto della misura cautelare disposta, rimangano prove di mezzi adeguati. Il giudice determina la misura dell'assegno tenendo conto delle circostanze e dei redditi dell'obbligato e stabilisce le modalità ed i termini del versamento. Può ordinare, se necessario, che l'assegno sia versato direttamente al beneficiario da parte del datore di lavoro dell'obbligato, detraendolo dalla retribuzione a lui spettante. L'ordine di pagamento ha efficacia di titolo esecutivo.
4. I provvedimenti di cui ai commi 2 e 3 possono essere assunti anche successivamente al provvedimento di cui al comma 1, sempre che questo non sia stato revocato o non abbia comunque perduto efficacia. Essi, anche se assunti successivamente, perdono efficacia se è revocato o perde comunque efficacia il provvedimento di cui al comma 1. Il provvedimento di cui al comma 3, se a favore del coniuge o dei figli, perde efficacia, inoltre, qualora sopravvenga l'ordinanza prevista dall'articolo 708 del codice di procedura civile ovvero altro provvedimento del giudice civile in ordine ai rapporti economico-patrimoniali tra i coniugi ovvero al mantenimento dei figli.
5. Il provvedimento di cui al comma 3 può essere modificato se mutano le condizioni dell'obbligato o del beneficiario, e viene revocato se la convivenza riprende.
6. Qualora si proceda per uno dei delitti previsti dagli articoli 570, 571, 600-bis, 600-ter, 600-quater, 609-bis, 609-ter, 609-quater, 609-quinquies e 609-octies del codice penale, commesso in danno dei prossimi congiunti o del convivente, la misura può essere disposta anche al di fuori dei limiti di pena previsti dall'articolo 280.
Art. 282-ter.
Divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.
1. Con il provvedimento che dispone il divieto di avvicinamento il giudice prescrive all'imputato di non avvicinarsi a luoghi determinati abitualmente frequentati dalla persona offesa ovvero di mantenere una determinata distanza da tali luoghi o dalla persona offesa.
2. Qualora sussistano ulteriori esigenze di tutela, il giudice puo' prescrivere all'imputato di non avvicinarsi a luoghi determinati abitualmente frequentati da prossimi congiunti della persona offesa o da persone con questa conviventi o comunque legate da relazione affettiva ovvero di mantenere una determinata distanza da tali luoghi o da tali persone.
3. Il giudice puo', inoltre, vietare all'imputato di comunicare, attraverso qualsiasi mezzo, con le persone di cui ai commi 1 e 2.
4. Quando la frequentazione dei luoghi di cui ai commi 1 e 2 sia necessaria per motivi di lavoro ovvero per esigenze abitative, il giudice prescrive le relative modalita' e puo' imporre limitazioni.
DECRETO SULLA SICUREZZA “VIOLENZE SESSUALI, PEDOFILIA,
STALKING…….
GRATUITO PATROCINIO PER LE VITTIME.
Ddl Senato 1505 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto- legge 23 febbraio 2009, n.11, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori.
Definitivamente approvato dall’Aula del Senato il 22 aprile il disegno di legge di conversione del decreto che, tra l’altro, ha rafforzato le misure contro la violenza sessuale, e introdotto il reato di stalking. Dal provvedimento, sono state eliminate, dopo un accordo nella maggioranza raggiunto alla Camera, le norme che consentivano l’istituzione delle ronde e l’allungamento dei tempi, fino a sei mesi, del periodo di trattenimento degli stranieri irregolari nei centri di identificazione e di espulsione.
Le norme stabiliscono dunque l’inasprimento delle disposizioni contro la violenza sessuale, modificando il codice penale in modo da rendere applicabile la pena dell’ergastolo nel caso in cui dalla commissione dei reati derivi la morte della vittima. E’ poi introdotta come ulteriore nuova aggravante il fatto commesso dall’autore del delitto di atti persecutori.
Diventa poi obbligatorio il carcere, in caso di gravi indizi di colpevolezza, per i seguenti delitti: omicidio; induzione alla prostituzione minorile; pornografia minorile, escluso il caso della cessione, anche a titolo gratuito, di materiale pornografico; iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile; violenza sessuale, esclusi i casi di minore gravità; atti sessuali con minorenne; violenza sessuale di gruppo. Prevista, poi, l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza per il delitto di violenza sessuale, con esclusione dei casi di minore gravità, e per quello di violenza sessuale di gruppo, consentendo, conseguentemente, la possibilità di celebrare il processo con rito direttissimo.
Per questi reati è vietata l’applicazione di benefìci quali permessi premio, l’assegnazione di lavoro esterno e le misure alternative alla detenzione ai condannati per i delitti citati a meno che i soggetti in questione non collaborino con la giustizia, ed è esteso il gratuito patrocinio anche alle vittime dei reati legati alla sfera delle violenze sessuali, anche di gruppo, o del compimento di atti sessuali con minorenni.
Viene poi introdotto il nuovo reato di «atti persecutori», che ha lo scopo di sanzionare determinati episodi di minacce o di molestie reiterate, prima che queste possano degenerare in condotte ancora più gravi, quali violenze sessuali o addirittura l’omicidio. La pena prevista è la reclusione da sei mesi a quattro anni. Sono previsti aumenti di pena se il fatto è commesso dall’ex partner o nei confronti di soggetti particolarmente vulnerabili. Il delitto è normalmente punibile a querela della persona offesa (ma sono previsti alcuni casi in cui si procede d’ufficio).
Il provvedimento prevede anche l’introduzione di strumenti cautelari finalizzati a interrompere tali condotte già prima dell’accertamento giudiziale della responsabilità penale, riconoscendo la possibilità che la vittima, prima dell’inizio del procedimento penale, possa richiedere al questore di ammonire l’autore della condotta.
Ampliata anche la durata degli ordini di protezione previsti dal codice civile, con i quali il giudice può ordinare al coniuge o al convivente, che con la sua condotta abbia causato grave pregiudizio all’integrità fisica o morale ovvero alla libertà dell’altro partner, di cessare la condotta stessa, di allontanarsi dalla casa familiare e di non avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati, ed è istituisce un numero verde che fornirà un servizio di prima assistenza psicologica e giuridica.
(22 aprile 2009)
Informazioni sanitarie in caso di violenza
1. - Non tutte le donne sanno che se dichiarano ai sanitari del pronto soccorso di un ospedale che si è state vittime di maltrattamenti ciò non equivale a fare una denuncia contro l’aggressore.
E’ molto utile invece raccontare che le ferite e le lesioni, nel corpo e nella mente, che devono essere medicate, sono conseguenti a percosse o ad atri abusi in modo che il medico possa fare una diagnosi corretta ed offrire terapie adeguate oltre che dare informazioni sui centri antiviolenza dove rivolgersi per chiedere aiuto.
Il referto medico del pronto soccorso in cui la donna dichiara che i motivi per cui è giunta in pronto soccorso sono conseguenti a violenze subite è invece molto utile se si vuole in seguito sporgere denuncia. Per sporgere la denuncia la donna ha 90 giorni e deve recarsi presso un commissariato della polizia o dei carabinieri.
2. - E’ bene sapere che una donna che subisce maltrattamenti può chiedere un referto medico delle sue lesioni, fisiche o psicologiche, anche al curante. Il medico di famiglia (di base) può certificare quanto la donna gli racconta e gli mostra e può anche prolungare i giorni di prognosi e di malattia che sono stati dichiarati dai medici del Pronto Soccorso.
Il medico di base, come tutti gli altri medici, non può divulgare quanto voi gli dite a nessun familiare poiché è tenuto al segreto professionale e al rispetto della legge sulla privacy.
LO STALKING: cos’è, chi ne è vittima
Il secondo capo della legge n. 38/2009 (da art. 7 ad art. 12) riproduce i provvedimenti contenuti nel disegno di legge a firma dei Ministri per le Pari Opportunità Carfagna e della Giustizia Alfano (AS 1348) già approvato da un ramo del Parlamento in materia di atti persecutori, nel linguaggio corrente stalking.
Per fornire una risposta concreta nella lotta contro la violenza perpetrata soprattutto a danno delle donne viene introdotto - con l’inserimento nel codice penale dell’art. 612-bis (dopo il 612 che definisce la minaccia) tra i delitti contro la libertà morale -, questo reato penale nuovo per il nostro sistema giuridico che all’estero invece trova già applicazione in diverse nazioni: Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda e in Europa, Regno Unito, Germania, Austria, Belgio, Danimarca e Irlanda.
Una misura penale importante a tutela di tutte quelle persone, e la cronaca ci dice che sono tante, che spesso si trovano a fare i conti con ossessive invadenze nella propria vita privata, casi che si trasformano spesso in veri e propri atti di violenza.
Nei fatti è una misura atta a sanzionare il ripetersi di quel comportamento molesto, ossessivo, persecutorio, che si manifesta con telefonate a tutte le ore, attenzioni ripetute, appostamenti, regali non graditi, biglietti e sms. Una varietà di atti apparentemente innocui ma che spesso degenerano in minacce, pedinamenti, presenza inopportuna fuori dalla palestra, al ristorante e che genera nella vittima uno stato di ansia, paura, timore per la propria incolumità e la costringe, soprattutto, ad alterare le proprie abitudini e scelte di vita.
Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale per lo Stalking a essere oggetto di molestie sono, nell’86 per cento dei casi, donne. La durata media del comportamento molesto è superiore ad un anno e mezzo. Quanto a colui che perseguita, gli stessi dati ci dicono che, nel 55 per cento dei casi è probabile che si tratti di un ex, coniuge o innamorato, nel 25 percento di un condomino e nel 15 percento di un collega di lavoro, di scuola o di università.
Dal decreto legge sulla sicurezza alla legge n. 38 del 23/4/09.
Il decreto legge n. 11 del 23 febbraio 2009, recante “Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori”, approvato sull’onda di una “straordinaria necessità ed urgenza di introdurre misure per assicurare una maggiore tutela della sicurezza della collettività, a fronte dell'allarmante crescita degli episodi collegati alla violenza sessuale” approda dopo due mesi alla definitiva conversione in legge (Legge n. 38 del 23 aprile 2009, pubblicata su G.U. n. 95 del 24 aprile 2009) senza l’art. 5 che prolungava il periodo massimo di permanenza degli stranieri nei centri di identificazione ed espulsione (Cie) e senza i commi da 3 a 6 dell’art. 6 che prevedevano il concorso di associazioni volontarie di cittadini non armati nel presidio del territorio (le cosiddette ronde).
Pene più severe contro i reati di violenza sessuale.
La legge n. 38 licenziata dall’Aula del Senato inasprisce le pene contro la violenza sessuale (art. 1); apporta, infatti, modifiche al codice penale in modo da poter applicare la condanna dell’ergastolo in caso di omicidio perpetrato in occasione di violenza sessuale, atti sessuali con minorenne o di violenza sessuale di gruppo, nonché da chi compie atti persecutori.
Prevede la custodia cautelare obbligatoria (art. 2) – in presenza di gravi indizi di colpevolezza - per un maggior numero di reati tra i quali, violenza sessuale, atti sessuali con minorenne e violenza sessuale di gruppo, "salvo che ricorrano le circostanze attenuanti dagli stessi contemplate". È previsto anche l’arresto obbligatorio in flagranza per la violenza sessuale (esclusi i casi di minore gravità) e la violenza sessuale di gruppo.
La legge, inoltre, (art. 3) rende più difficile l’accesso ai benefici penitenziari –quali l’assegnazione al lavoro esterno, i permessi premio e le misure alternative al carcere- per chi è condannato per alcuni delitti a sfondo sessuale.
I benefici penitenziari possono essere concessi (comma 1-quater) solo sulla base dei risultati dell'osservazione scientifica della personalità, condotta collegialmente per almeno un anno, ai detenuti per violenza sessuale semplice, violenza sessuale aggravata, atti sessuali con minorenne, violenza sessuale di gruppo.
Viene concesso il gratuito patrocinio alle vittime di violenza sessuale, atti sessuali con minorenne, violenza sessuale di gruppo anche in deroga ai limiti di reddito di norma previsti (art. 4).
Cosa fare se si è vittime di stalking
Naturalmente rivolgersi alle autorità per denunciare anche il più piccolo episodio è il passo più difficile ma senz’altro quello più opportuno. Il reato è perseguibile a querela della vittima (art. 7) ed il termine per la presentazione della querela è di sei mesi. Si procede d’ufficio, invece, nel caso il fatto colpisca un minore o una persona disabile, quando il fatto comporti un altro delitto per il quale si proceda d’ufficio oppure se l’autore delle molestie è già stato ammonito dal questore.
La legge prevede, infatti, che prima della querela la vittima di stalking possa rivolgersi alle autorità di polizia e chiedere al questore di ammonire l’autore delle molestie. Una volta raccolte le informazioni necessarie, il questore –se ritiene fondata la richiesta- ammonisce oralmente il molestatore e redige un processo verbale, rilasciandone copia all’ammonito ed alla vittima delle molestie. Valuta, inoltre, possibili provvedimenti in materia di armi e munizioni.
Sostegno alle vittime di stalking
La legge stabilisce (art. 11) che le forze dell’ordine, i presìdi sanitari e le istituzioni pubbliche che ricevono dalla vittima notizia del reato di atti persecutori debbano fornirle tutte le informazioni relative ai centri antiviolenza presenti sul territorio e, in particolare, nella sua zona di residenza e metterla in contatto con i centri antiviolenza, qualora ne faccia espressamente richiesta. Viene, inoltre, estesa a un anno (art. 10) l’efficacia del decreto del giudice che ordina la cessazione della condotta pregiudizievole, l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima.
In Italia è possibile contattare centri anti-stalking che possono aiutare ad affrontare la psicologia del reato. Punti di riferimento sono: l’Osservatorio Nazionale per lo Stalking (http://www.stalking), e il Modena Group on Stalking (MGS -http://stalking.medlegmo.unimo.it/), un gruppo multidisciplinare europeo di studiosi nato nel 2003 impegnato in progetti di ricerca, prevenzione e sostegno su questo tema.
La nuova legge istituisce presso il Dipartimento per le pari opportunità (art. 12) un numero verde nazionale per le vittime di stalking, per assistenza psicologica e giuridica, nonché per segnalare –su richiesta della vittima- le molestie alle forze dell’ordine.
Allontanare chi molesta
Durante il processo penale contro il molestatore, a questi può essere vietato di avvicinarsi alla vittima ed ai luoghi che questa frequenta (art. 9: inserimento dell’art. 282-ter nel codice di procedura penale). L’art. 282-bis era stato introdotto dalla legge n. 154 del 2001 sulla violenza familiare per impedire a chi era oggetto di allontanamento dalla casa familiare di avvicinarsi alla persona offesa. Ora con il 282-ter il divieto di avvicinamento può essere esteso anche ai luoghi frequentati da congiunti o da persone che abbiano un legame affettivo con la vittima. Il giudice può, inoltre, vietare all’imputato di comunicare con la vittima o suoi congiunti attraverso qualsiasi mezzo.
Quando, per motivi di lavoro o esigenze abitative, l’allontanamento sia impossibile, il giudice stabilisce le modalità ed, eventualmente, impone limiti.
L’art. 9, con l’introduzione dell’art. 282-quater prescrive inoltre l’obbligo di comunicare alle autorità di pubblica sicurezza i provvedimenti di allontanamento, in modo che questa adotti eventualmente misure riguardo ad armi e munizioni.
L’incidente probatorio
L’art. 9 della legge apporta modifiche al codice di procedura penale (art. 392, comma 1-bis) e prevede che l’incidente probatorio ora possa essere chiesto dal P.M., anche su richiesta della persona offesa; possa riguardare la testimonianza di tutti i minori (dunque non solo dei minori infrasedicenni) ed anche della persona offesa maggiorenne; possa riguardare -oltre ai procedimenti per il reato di riduzione o mantenimento in schiavitù (art. 600); prostituzione minorile (art. 600-bis); pornografia minorile (art. 600-ter), anche “virtuale”; turismo sessuale (art. 600-quinquies), tratta di persone (art. 601); commercio di schiavi (art. 602); violenza sessuale, semplice e aggravata (artt. 609-bis e ter); atti sessuali con minorenne (art. 609-quater); corruzione di minorenne (art. 609-quinquies); violenza sessuale di gruppo (art. 609-octies)- anche quelli per il reato di maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli (art. 572 c.p.) e di atti persecutori (612-bis).
Infine, le particolari protezioni previste per il dibattimento con un minore vittima di reato (uso di un vetro specchio unitamente ad un impianto citofonico) sono estese anche ai procedimenti per il reato di atti persecutori nonché per l’esame in dibattimento del maggiorenne infermo di mente.
Cosa rischia chi molesta
La legge n. 38 prevede un inasprimento delle misure cautelative con una condanna che va dai sei mesi ai quattro anni di reclusioneper chi viene ritenuto colpevole di atto persecutorio, con una pena resa più aspra se il fatto è stato commesso da un coniuge, legalmente separato o divorziato, da persona che sia stata legata da relazione affettiva, o da persona già ammonita dal questore.
La pena inoltre cresce, fino alla metà, se il fatto è commesso contro un minore, una donna in stato di gravidanza o di una persona disabile, sia con armi o da una persona travisata.
È contemplata anche la massima pena, vale a dire l’ergastolo, nel caso limite in cui il persecutore arrivi ad uccidere la vittima (art. 1).
STALKING : COME SI DENUNCIA
Perseguitare, questa è la traduzione esatta del termine "Stalking" che oggi in Italia è punito severamente.
In che cosa consiste lo Stalking? Può manifestarsi sotto varie forme e in varie forme ma tutte hanno in comune la volontà di perseguitare una persona, ingenerando stati di ansia, di soggezione, di paura perfino per la propria incolumità fisica o quella di persone care.
Dello stalking ne sono vittime soprattutto le donne e nel 55 per cento dei casi è frutto di una precedente relazione. Ma lo stalking non è esclusiva solo di rapporti amorosi : basta pensare che , secondo una statistica diffusa, c'è un buon 25 per cento che riguarda l'ambito condominiale e un 15 per cento i luogi e gli ambienti di lavoro.
Oggi lo Stalking è punito per legge. Recita l'art. 612-bis del Codice Penale : " chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita."
Soffermiamoci su alcuni significati di questo articolo. Intanto lo stalker (persecutore) può essere chiunque, ovvero sia di sesso maschile che di sesso femminile, e quel "taluno" fa intendere che anche la vittima può essere chiunque. Quindi anche gli uomini possono essere le vittime.
L'altro aspetto da considerare è quando si parla di "condotte reiterate" : qui si apre una vera e propria casistica che permette di identificare lo stalker. Le condotte ( quindi diverse ) devono essere "reiterate", ovvero essere perpetuate nel tempo.
In pratica se la vittima per 5 giorni riceve sms, messaggi di posta elettronica, telefonate, squilli, approcci per strada, visite ecc. non può essere considerato un vero e prorpio stolking. Lo diventa se questa condotta è reiterata nel tempo, anzi in un tempo ragionevole, atto a "ingenerare" uno stato d'ansia nella vittima e a fargli cambiare abitudini di vita e a riconoscere nella sua condotta il chiaro intento di ottenere questo.
Non sarebbe stalking quello di un fidanzatao lasciato che per qualche giorno tenta di riconciliarsi, oppure che anche nel tempo invia qualche sms o fa qualche telefonata : l'intento deve essere chiaro è deve essere chiaramente "persecutorio".
L'aspetto interessante di questa legge, una delle poche serie e ben fatta in Europa, può abbracciare anche altri aspetti della vita : la vicina di casa che mette in atto "azioni" e comportamenti tali da generare ansia, da disturbare il normale svolgimento della vita al punto da far cambiare abitudine al vicino è stolking.
Le condotte persecutive, più o meno celate, sui luoghi di lavoro da parte di capi e colleghi, al fine di generare stai di ansia e di disagio sui luoghi stessi è Stolking.
Anche su internet la legge trova immediata applicazione : nella chat, nei forum è facile riscontrare lo stalking. Se si pensa che in alcuni forum e in alcune chat spesso si assistono a vere forme di persecuzioni verso "taluni" al punto da far abbandonare gli stessi, si intuisce, come soprattutto su internet, sarà possibile essere tutelati.
Ovviamente la legge mira soprattutto a quei casi che poi , purtroppo, spesso degenerano in reati più grave : nel 90 per cento dei casi alcuni delitti "passionali" sono sempre preceduti da un intensa attività di stalking.
Una legge che tutela soprattutto le donne, dicevamo, ma non solo.
Le pene previste dalle legge sono piuttosto severe : si va da un minimo di sei mesi a un massimo di quattro anni, ma sono state previste alcune aggravanti, quali quelle nei casi di persone separate o divorziate o perpetrati ai danni di minori.
Cosa fare se si è vittima di Stalking? Il reato di stalking è punibile a querela della persona vittima che ha ben sei mesi di tempo dal momento in cui si sono verificati i fatti per proporre denuncia-querela.
La persona che è vittima di una condotta di qualcuno riconducibile allo stalking deve recarsi presso un qualsiasi ufficio di Polizia di Stato e fornire gli estremi dello stalker e descrivere, possibilmente con prove concrete, la condotta dello stalker.
Sarà bene procurarsi alcuni testimoni magari mostrando loro eventuali sms, oppure email, oppure facendosi accompagnare quando si è pedinate o avvicinate, usando i telefoni vivavoce quando si ricevono telefonate ecc.
I testimoni sono di fondamentale importanza e come in ogni procedimento civile saranno quelli che faranno prevalere le vostre ragioni, quindi sceglietele tra amiche e amici fidati oppure tra persone di provata morale che non si tirino indietro.
Il Codice Penale, come detto in apertura, parla di "condotte reiterate" : il legislatore, in un certo senso, ha inteso proteggere la legge stessa da abusi sempre possibili.
Come detto non potremo certo parlare di stalking se il collega dopo un litigio ci fa "dispetti" per qualche giorno, o se il vicino di casa alza il volume della radio per qualche giorno in seguito a una lite avuta con lei in condominio, oppure non si può parlare di stalking nel caso in cui il fidanzato o l'amante tenta di riappacificarsi con noi se per qualche giorno ci subissa di sms e telefonate.
La variabile tempo e la diversificazione delle condotte è fondamentale : se per due mesi il nostro ex passeggia per la nostra stessa strada nelle stesse ore nostre non è assimilabile allo stalking, ma se ci pedina, tenta approcci, ci insulta o tiene atteggiamenti tali da metterci ansia e paura, allora è stalking.
In pratica se il nostro ex frequenta gli stessi luoghi che frequentiamo noi non è stalking, ma se li frequenta in modo che inequivocabilemnte se ne può desumere una persecuzione nei nostri confronti allora potremo far valere le nostre ragioni.
Inutile dire che in Italia i primi effetti di questa legge sono già evidenziabili : spesso lo stalker che sa di poter essere punito desiste per tempo lascindoci vivere la nostra vita in pace.
3) NARRATIVA - SAGGI DI RIFERIMENTO
Molestie morali - La violenza perversa nella famiglia e nel lavoro (Marie-France Hirigoyen)
Questo libro affronta un tema di drammatica attualità, che comincia a essere studiato dagli psicologi e considerato anche dalle organizzazioni del lavoro. Il "mobbing" è al centro dell'attenzione di molte riviste e giornali. È possibile distruggere qualcuno con le parole, gli sguardi, i sottintesi: espressioni come violenza perversa o molestia morale si rifescono a questo tipo di situazioni. Con l'apporto di numerose testimonianze, l'autrice analizza le peculiarità dei rapporti perversi e mette in guardia contro ogni tentativo di banalizzazione. Che si tratti di una coppia, di una famiglia o degli impiegati di un'azienda, il processo che porta le vittime nella spirale della depressione, se non al suicidio, è lo stesso.
Sottomesse - La violenza delle donne nella coppia
(Marie-France Hirigoyen)
La violenza all'interno della coppia è un tema poco analizzato; quando se ne parla, è spesso troppo tardi. Essa non va però ridotta ai soli aspetti culturali e sociali, bisogna tener conto degli elementi psicologici. Nel 98% dei casi qui censiti, l'autore delle violenze è un uomo, ma esistono situazioni inverse; l'importante è dimostrare che la violenza peggiore non sempre è la più visibile e che comprendere la molla scatenante le violenze significa iniziare a liberarsi.
Il cacciatore di anime
(Virginia Spada)
La storia vera di una donna che, dopo aver affrontato l’esperienza dell’invalidità del corpo a causa di un incidente stradale, si ritrova intrappolata nella relazione con un uomo che da principe azzurro si trasforma nel suo aguzzino e la costringe all’isolamento e al silenzio.
L’autrice ripercorre a ritroso i suoi passi e cerca di capire come si possa amare chi cerca di annientarci.
La violazione della nostra integrità è un’esperienza devastante, un’esperienza gridata, in questo romanzo, con dolcezza. Parole che spezzano il silenzio e raccontano un segreto che ha atteso per anni all’ombra di un cuore chiuso nella prigione della paura.
Un viaggio a piedi nudi alla ricerca di nuove ali per volare.
La manipolazione affettiva (Isabelle Nazare-Aga)
..e se colui che lasciate entrare nel vostro cuore (o che ne forza le porte) fosse un manipolatore? Uomini o donne, i manipolatori mostrano, spesso, un volto e dei modi affascinanti al solo scopo di esercitare un'influenza psicologica sulle loro prede. All'inizio , i loro comportamenti sono molto simili a comuni manifestazioni d'amore. Ma un po' per volta la maschera cade, e quella che faceva pensare a una relazione con un avvenire promettente diviene una vera e propria impresa di distruzione da parte del manipolatore...
..con questo libro mi rivolgo a tutti i potenziali innamorati, eterosessuali e non, ricordandovi che certe cose non succedono soltanto agli altri.
L'arte di non lasciarsi manipolare (Isabelle Nazare-Aga)
Quando si parla di manipolazione è facile pensare ai grandi mezzi d'informazione, alla pubblicità e alle mille possibilità di essere manipolati. Quasi mai pensiamo a quei manipolatori che ci vivono accanto, amici, familiari, colleghi di lavoro e che in questo libro vengono chiamati manipolatori relazionali. Mentre davanti ai professionisti della pubblicità possiamo avere la capacità critica di prendere le distanze, non così avviene quando entrano in gioco i sentimenti, terreno di caccia dei manipolatori relazionali.
Donne che amano troppo
(Robin Norwood)
Un libro per le donne che finiscono sempre nella “storia sbagliata” o in un susseguirsi di queste. Un libro per gli uomini che vogliono capire come una donna possa continuare a farsi del male in relazioni da cui subisce violenza fisica e/o verbale e/o psicologica. Una lucida distinzione tra ciò che è sano e ciò che consuma lentamente. Esempi chiari di relazioni “malsane” molto comuni. Una possibilità per riappropriarsi della propria vita…
Manipolare l'altro significa sfruttarlo per il proprio vantaggio. La manipolazione ordinaria, i piccoli trucchi, fanno parte della vita quotidiana di ogni coppia; il perverso narcisista, invece, seduce per meglio colpire dopo. Dà l'impressione di farsi in quattro per la sua compagna ma, in realtà il suo scopo è quello di distruggere, e possiede l'arte di rovesciare ogni situazione presentandosi come vittima. Grazie ad una manipolazione costante ed insidiosa, egli modella, a forza di critiche, la personalità stessa dell'altro, che perde la sua autostima e la sua volontà, sfociando nella depressione, ormai dipendente, incapace di andare avanti... Questa violenza psicologica é distruttiva quanto la violenza fisica. Attingendo a molti casi concreti Pascale Chapaux-Morelli e Pascal Couderc aiutano ad individuare questo tipo di profilo e ad uscire dalla dipendenza, per potersi ricostruire.
La manipolazione affettiva nella coppia.
Riconoscere ed affrontare il cattivo partner
Autori: Pascale Chapaux-Morelli, Pascal Couderc.
Editore: Psiconline (10 marzo 2011)
Collana: Ricerche e contributi in psicologia.
L'arte di amare - Erich Fromm
edizione: mondadori
Questo libro è stato tradotto in moltissime lingue, è soggetto a continue ristampe, è oggetto di studio in molte facoltà universitarie, ed in generale ha sempre riscosso consenso ed apprezzamenti.
Nella vita di ciascuno di noi l’Amore è una delle cose più importanti, se non la più importante in assoluto……ma sappiamo veramente “Amare”?
Consiglio la lettura di questo saggio A TUTTI.
Amori altamente pericolosi
(Walter Riso)
Un rapporto di coppia comporta per sua natura rinunce e compromessi, ma quando vengono messe in discussione la serenità e la dignità si è vittime di personalità patologiche, di "stili affettivi disfunzionali". Walter Riso, psicologo clinico, analizza otto diverse forme di affettività patologica. La galleria degli "amori altamente pericolosi" comprende realtà molto diverse tra loro: dallo stile istrionico-teatrale, soggetti che riducono l'amore al solo desiderio e puntano tutto sull'esteriorità, all'amore ossessivo-compulsivo, in cui il soggetto assume i panni di un intransigente perfezionista pronto a stigmatizzare con la massima severità la più insignificante sbavatura. Se con un profilo narcisistico-egocentrico il partner sarà costretto a considerarsi una sorta di "satellite affettivo" e dovrà sacrificare i suoi desideri e i suoi bisogni al culto fanatico di un megalomane innamorato solo di se stesso, con la personalità schizoide-eremita l'altro sarà vittima di una totale mancanza di affettività, di un'apatia esistenziale, di un'indifferenza così radicale da annichilirlo nella sua stessa dimensione umana. Perché molti continuano a cadere nella rete di queste personalità, avventurandosi in relazioni che si trasformano in un calvario? Comprendere i motivi per cui questi soggetti riescono a rendersi così pericolosamente attraenti è il primo passo per imparare a riconoscere il vero volto dell'amore, fatto di equilibrio, reciprocità, rispetto dell'altro.